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Un pezzo d’Italia con la Svizzera attorno

Campione d’Italia: un piccolo territorio, con una grande storia Reuters

Oggigiorno nota soprattutto per il discusso casinò progettato da Mario Botta, l’enclave di Campione d’Italia è un territorio i cui destini si sono costantemente incrociati con quelli della Confederazione. Swissinfo.ch ne ha discusso con lo storico Marino Viganò.

Uno spicchio d’Italia di fronte a Lugano, separato soltanto dalle acque del lago Ceresio: a Campione d’Italia vivono circa 2’300 persone, i cui numeri telefonici incominciano con il prefisso svizzero 0041 e sulle cui targhe figura lo stemma della Confederazione accanto a quello ticinese.

La storia di questo chilometro quadrato di terra – poverissimo borgo di pescatori da poco divenuto prospero – parte da lontano.

swissinfo.ch: Quali circostanze storiche spiegano la presenza di un’enclave italiana in territorio svizzero?

Marino Viganò: L’8 marzo 777 il commerciante Totone, di famiglia nobile longobarda, conferisce le sue proprietà – ovvero le terre di Campione e la chiesa di San Zeno – al capitolo di Sant’Ambrogio di Milano. Il legame del villaggio col territorio della Lombardia non viene meno neanche quando – fra il 29 settembre e il 3 ottobre 1512 – il duca di Milano, Massimiliano Maria Sforza, cede per trattato il territorio luganese circostante ai dodici Cantoni confederati al fine di assicurarsi il loro appoggio militare contro i francesi, «usurpatori» del ducato.

swissinfo.ch: Vi sono momenti in cui l’annessione di Campione alla Confederazione sembra essere vicina?

M. V.: Le fonti storiche analizzate da Stefania Bianchi, Massimiliano Ferri, Emanuele Pagano e Fabrizio Mena provano che in epoca feudale, sino alla fine del XVIII secolo, nessuno pensa a un’annessione. Le cose cambiano però nell’età rivoluzionaria: il 12 febbraio 1797 il borgo è infatti occupato dalla Repubblica transpadana, il 4 aprile affrancato dal feudalesimo e il 21 maggio riformato a municipio repubblicano, poi collegato alla Repubblica cisalpina.

In seguito Campione passa, in ordine di tempo: all’Austria (1799), alla seconda Cisalpina (1801), alla Repubblica italiana (1802), al Regno italico (1805), all’Impero asburgico (1814), al Regno lombardo-veneto (1815), al Secondo impero francese e ipso facto al Regno di Sardegna (1859). Il 17 marzo 1861 il territorio è infine incluso nel Regno d’Italia.

In questa successione di eventi Campione rischia l’aggregazione diretta alla Repubblica elvetica quando la diplomazia federale – nel 1798, nel 1800 e nel 1801 – propone fra l’altro uno scambio col villaggio di Indemini, sulle pendici tra la val Veddasca e il Gambarogno.

Campione rischia però anche l’annessione al Regno italico dopo l’occupazione militare napoleonica del Mendrisiotto il 31 ottobre 1810, all’interno di un costituendo dipartimento del Ceresio.

swissinfo.ch: In quali circostanze è stata decisa la creazione di una casa da gioco?

M. V.: Una casa da gioco è installata a Campione dal Servizio informazioni della Marina militare già nel 1917, durante la guerra fra il regno d’Italia, l’Impero austro-ungarico e l’Impero germanico. Chiuso nel 1919, il casinò è riattivato per un breve periodo nel 1921-22.

Verso il 1931-32, il governo Mussolini stabilisce di sviluppare dal profilo turistico Campione e il suo territorio, in concorrenza con Lugano e altre località dell’area del Ceresio e del Verbano, in piena espansione.

Per farlo sono necessari giganteschi lavori di risanamento, ammodernamento e abbellimento del villaggio, fino ad allora un semplice e poverissimo borgo di pescatori. Le opere comprendono gli impianti idrici, la rete fognaria, la pavimentazione delle vie e piazze, l’apertura di strade panoramiche, la creazione di parchi, l’allacciamento all’elettricità, al telegrafo e al telefono; la costruzione di edifici pubblici, di un museo dedicato all’opera dei «magistri campionesi», di pontili d’attracco per battelli e di un miglioramento dell’accesso.

Il preventivo d’investimento raggiunge 5 milioni in franchi, ovvero 10 milioni in lire, una somma non certo disponibile in loco. Per ottenerla, il ministero degli Interni autorizza dunque – in deroga al divieto del gioco d’azzardo – l’apertura di un casinò.

Quest’ultimo costituirà la fonte di approvvigionamento di valuta per autofinanziare Campione e l’intera industria turistica della provincia di Como, alla quale il municipio appartiene dal profilo amministrativo.

swissinfo.ch: In che misura il casinò di Campione d’Italia e l’enclave tutta hanno avuto un’importanza strategica durante le due guerre mondiali?

M. V.: Durante la prima guerra il casinò è la «copertura» per una centrale di spionaggio alla «Mata Hari», per agire contro il consolato austro-ungarico a Zurigo, sospettato di infiltrare attentatori in Italia.

Nell’ultima guerra, con l’Italia spaccata in due dopo l’8 settembre 1943, Campione offre all’intelligence statunitense e britannica la base protetta ideale dalla quale agire contro le forze occupanti del Terzo Reich in Italia e la repubblica di Salò, senza per questo mettere in pericolo la neutralità elvetica. Campione è allora infatti un municipio dell’Italia settentrionale aderente però al governo Badoglio, circondato da territorio svizzero.

swissinfo.ch: Quale «peso» ha avuto e ha tuttora l’enclave di Campione nei rapporti tra Svizzera e Italia?

M. V.: Si dovrebbe soprattutto sottolineare l’importanza della Svizzera nella storia del villaggio. Autorizzato da Vittorio Emanuele III, su proposta del duce, a darsi il nome «Campione d’Italia» (18 dicembre 1933), il comune risulta separato dalla Confederazione anche dal «corso forzoso» della lira, abolito nel resto del regno e introdotto a Campione nel 1937. La misura – che dura 7 anni – si rivela un disastro per i residenti, divisi fra coloro che lavorano in Svizzera con stipendi e salari in franchi, e gli altri con redditi in lire.

La crescita dell’enclave segue poi l’integrale collegamento col paese circostante, dalla valuta, alle targhe degli autoveicoli, ai prefissi postali e telefonici, oltre che da norme sulle più svariate materie.

La vicenda di Campione si potrebbe dunque così riassumere: dallo sviluppo nella separazione, a quello nell’integrazione.

Dal 2011 il comune di Campione d’Italia non verserà più – come ora – 600’000 franchi annui al Canton Ticino a titolo di compensazione forfettaria per i servizi ricevuti nell’ambito sanitario, scolastico e infrastrutturale.

Il precedente accordo era stato sottoscritto nel 1998. Fino al 2004, Campione d’Italia versava al Ticino annualmente 4,5 milioni di franchi.

Prossimamente il contributo sarà ridotto a 300’000 franchi, con possibili adeguamenti decisi di volta in volta da un’apposita commissione paritetica.

Nato a Varese nel 1961, laureato in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, Marino Viganò ha conseguito nel 1997 il dottorato di ricerca in Storia militare presso l’Università di Padova.

In seguito ha svolto un incarico, con borsa del Fondo nazionale svizzero della ricerca scientifica, all’Accademia di Architettura presso l’Università della Svizzera Italiana.

Si occupa delle relazioni internazionali, di storia contemporanea e dell’architettura militare; ha curato saggi sul fascismo, sul Risorgimento e sulla Seconda guerra mondiale, specie nel periodo 1943-45.

Tra questi: Il ministero degli Esteri della RSI (1991), «Operation Sunrise». Atti del convegno internazionale (2006), Riforme Rivoluzione Risorgimento. Antologia di testi civili e politici pubblicati dalle stamperie della Svizzera italiana dall’età dei Lumi all’Unità d’Italia (2007), Il Ticino e la guerra. Politica, economia e società dal 1939 al 1945 (2009).

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