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Samsung taglia stime utili, rischia 2% export Corea Sud

L'azienda rischia KEYSTONE/AP/AHN YOUNG-JOON sda-ats

(Keystone-ATS) Il capo della divisione “mobile” di Samsung Electronics, Koh Dong-jin, ha promesso un’accurata indagine per far luce sui malfunzionamenti del Galaxy Note 7 e di ripristinare la fiducia verso i prodotti della compagnia che valgono circa il 2% dell’export di Seul.

La “scossa” di Koh è stata inviata martedì ai dipendenti del colosso hi-tech sudcoreano in un’email dal titolo “una lettera ai nostri dirigenti e componenti di staff”, nello stesso giorno dell’annuncio shock sullo stop a produzione e vendita dello smartphone di punta in portafoglio, finito nel ciclone per il rischio d’incendio della batteria. Il manager, secondo i media di Seul, intravvedeva le pesanti conseguenze all’orizzonte.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

Oggi il gruppo ha dovuto comunicare la revisione al ribasso delle stime sui dati del terzo trimestre, annunciandola in una nota sollecitata dalle autorità di Borsa: l’utile operativo è aggiornato a 5.200 miliardi di won (4,63 miliardi di dollari) dai precedenti 7.000 miliardi, con vendite a 47.000 miliardi contro 49.000. La debacle del Note 7 potrebbe costare oneri immediati di un miliardo di dollari, secondo gli analisti.

Il titolo alla Borsa di Seul ha retto: all’indomani del tonfo dell’8,04%, il peggiore degli ultimi 8 anni, ha toccato oggi un minimo intraday a -3% prima di risalire e terminare a -0,65%.

Le incognite sono ora tutte sulle strategie da adottare per uscire da una crisi che mette a rischio l’economia non in ottima salute di un intero Paese, tanto da allarmare lo stesso governo.

Il ministro delle Finanze Yoo Il-ho ha detto che l’esecutivo segue “molto da vicino” la sua vicenda, mentre lo stop del Note 7 potrebbe – secondo fonti governative – avere un impatto pesante “sull’export del Paese”. Samsung, Lg e Hyundai sono i più grandi conglomerati industriali sudcoreani a controllo familiare, noti come “chaebol”, e insieme pesano ampiamente per oltre un terzo quanto a produzione e produttività nazionale.

I soli ricavi del gruppo Samsung valgono il 23% del Pil della Corea del Sud, in base ai dati diffusi nel 2014 dal ministero delle Finanze, mentre la divisione apparecchiature “mobile” del fiore all’occhiello Samsung Electronics vale il 2% dell’export nazionale. Con l’inciampo del Note 7, è verosimile che i margini finiscano ulteriormente sotto pressione, in aggiunta alla feroce concorrenza del principale rivale iPhone di Apple e alla domanda globale sempre più debole. Un anno atteso come “di tenuta” può diventare un incubo anche per l’economia sudcoreana.

Sulle turbolenze di Samsung, infatti, in Cina è scattata la corsa a “coprire gli spazi” apertisi. I media di Pechino l’hanno detto a chiare lettere: lo scenario può favorire la scalata “dei brand locali”, come Huawei e OPPO, oltre al recupero di Apple.

Samsung Electronics ha annunciato il ritiro di tutti i suoi 190.984 Galaxy Note 7 venduti. Gli utenti possono chiedere la sostituzione con altri modelli oppure il rimborso, ha reso noto la General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine sul suo sito web, mentre i casi di surriscaldamento o incendi delle batterie registrati in Cina sono 20. Resta sempre attivo il consiglio: “se avete un Galaxy Note 7, non accendetelo e non caricatelo”.

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