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Schengen nel mirino dei democentristi

L'Unione democratica di centro (UDC) riparte alla carica contro l'accordo di Schengen. Per il partito di destra nazional-conservatrice, l'intesa con Bruxelles è all'origine dell'aumento della criminalità e dell'immigrazione incontrollata in Svizzera.

«Sopprimendo i controlli delle persone alle frontiere, la Svizzera ha completamente perso il controllo dell’immigrazione», ha affermato sabato il presidente dell’UDC Toni Brunner, in occasione dell’assemblea dei delegati a Näfels, nel canton Glarona.

Per Brunner, l’adesione della Confederazione all’accordo di Schengen – in vigore dal dicembre 2008 – rappresenta «la maggior perdita di sovranità mai sperimentata finora dalla Confederazione».

Nel 2004, l’UDC aveva promosso il referendum contro Schengen, testo accolto però dal popolo col 54,6% dei voti. Per il consigliere nazionale (Camera del popolo) Yvan Perrin, all’epoca il Consiglio federale aveva ingannato il popolo, dal momento che la sicurezza è andata peggiorando, invece di migliorare come si pretendeva, specie nelle regioni di frontiera.

I delegati democentristi, che denunciano pure un’esplosione dei costi legati alla messa in atto dell’accordo, hanno adottato una risoluzione che chiede al Parlamento svizzero di cessare di adattare il diritto elvetico agli sviluppi dell’accordo di Schengen, fino a quando non sarà disponibile un’analisi dettagliata sulle sue ripercussioni.

In un’intervista pubblicata sabato dalla Tribune de Genève, la consigliera federale Micheline Calmy-Rey ha al canto suo difeso Schengen e negato qualsiasi legame diretto tra l’accordo e la criminalità.

Tra gli argomenti affrontati dai delegati UDC figurava pure la questione dei clandestini. In una seconda risoluzione, il partito minaccia di ricorrere al referendum per combattere qualsiasi legge mirante a legalizzare il soggiorno dei sans papier.

swissinfo.ch e agenzie

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