Turismo svizzero al test estivo, “Röstigraben” blocca romandi
(Keystone-ATS) Con l’avvicinarsi ad ampie falcate delle vacanze estive, quest’anno pesantemente condizionate dall’epidemia di coronavirus, il settore del turismo svizzero cerca nuove opportunità. Una delle grandi sfide resta far attraversare il “Röstigraben” ai romandi.
Se i turisti svizzerotedeschi sono attirati, oltre che dal Ticino, dalla Romandia, spesso non si può dire il contrario. Ad esempio, secondo un recente studio di Svizzera Turismo, solo il 10,3% dei ginevrini, il 10,8% dei vodesi e il 12,3% dei neocastellani che trascorre le vacanze in patria si reca nei Grigioni.
“Attirare i romandi con la cultura retoromancia, l’aspetto latino dei Grigioni, in Engadina” è uno degli obiettivi, spiega all’agenzia finanziaria AWP Peder Plaz, membro del consiglio d’amministrazione della società di consulenza Hanser Consulting. Tra le bellezze del cantone retico su cui puntare, Plaz cita il parco naturale regionale Parc Ela.
Il capoluogo cantonale Coira, descritta come la città più antica della Svizzera, è invece regolarmente visitata da turisti francofoni, più che da italofoni, nonostante la Penisola sia geograficamente vicina, dichiara Leonie Liesch, direttrice dell’ufficio del turismo di Coira. Al contrario Lucerna, ormai presa d’assalto dai cinesi, si sta arrovellando per convincere i romandi, con una serie di offerte fra cui visite guidate in francese.
In generale, il ramo ha lanciato una vasta campagna per incoraggiare gli svizzeri a viaggiare restando all’interno del Paese, in modo da colmare l’assenza dei turisti europei e asiatici da città e località alpine. Compensare la perdita degli stranieri non sarà però possibile, avvisa Florian Hälg, capo economista presso il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF).
In attesa di altri dati, quelli per i primi tre mesi del 2020 erano stati deprimenti, come testimonia il calo di circa un quarto dei pernottamenti subito dal Ticino, il primo cantone colpito duramente dall’epidemia. Ma anche regioni come quella di Zurigo, del Lemano e la Svizzera nord-occidentale hanno dovuto fare i conti con una secca diminuzione, vicina al 20%.