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È morto Otto Stich, popolare ministro delle finanze

(Keystone-ATS) Otto Stich, consigliere federale dal 1984 al 1995, è morto la notte scorsa all’età di 85 anni. Da tempo soffriva di problemi cardiaci. La sua elezione da parte della maggioranza borghese contro la candidata ufficiale del PS, Lilian Uchtenhagen, che sarebbe stata la prima donna nel consiglio federale, aveva quasi provocato l’uscita dal governo del Partito socialista. Questo si era però in seguito riconciliato con lui vista la popolarità che era riuscito ad acquistare come ministro delle finanze.

Ad ufficializzare la notizia del decesso è stato stamane, nell’aula del Consiglio nazionale, il presidente della camera Hansjörg Walter, che ha esortato i presenti ad osservare un minuto di silenzio. Poco dopo, in una nota, il presidente del PS Christian Levrat ha definito Stich – presidente della Confederazione nel 1988 e nel 1994 – “uno dei consiglieri federali più credibili e vicini al popolo della storia” e il “più accorto ministro delle finanze che ho conosciuto”.

Originario di Kleinlützel (SO), sposato e padre di due figli, Otto Stich nasce il 10 gennaio 1927 à Dornach (SO). Negli anni 50 ottiene il dottorato e dopo un periodo dedicato all’insegnamento diventa nel 1971 capo del personale di Coop svizzera e nel 1980 direttore supplente.

Membro del partito socialista dal 1947, Stich comincia la sua carriera politica nel suo comune. Nel 1963 entra nel consiglio nazionale e vi resta 20 anni, profilandosi come specialista di questioni finanziarie. Dal 1970 al 1975 è anche membro del comitato direttore del Ps.

La sua elezione al Consiglio federale, il 7 dicembre 1983, resterà negli annali della storia elvetica contemporanea. La maggioranza borghese del parlamento lo elegge al primo turno, estromettendo la candidata ufficiale del Partito socialista Lilian Uchtenhagen. Oltre che di ritardare l’ingresso della prima donna nel governo svizzero, la designazione di Stich rischia di provocare l’uscita dei socialisti dal Consiglio federale. Seppur con l’amaro in bocca, il partito umiliato decide infine di restare.

In seno all’esecutivo, il solettese dimostra comunque di non aver rinnegato le sue convinzioni di sinistra e di non essere per nulla l’ostaggio dei partiti borghesi. Difende con fermezza gli interessi finanziari della Confederazione e spesso si contrappone alla maggioranza che lo ha eletto. Nonostante il rimprovero di essere una “testa dura”, Stich si guadagna il rispetto degli avversari politici ma soprattutto dei suoi compagni di partito, che finiscono per sentirsi ben rappresentati, nonostante qualche discrepanza, in particolare sulla questione europea.

Anche la sua popolarità cresce, pure senza raggiungere quella del predecessore Willi Ritschard, soprattutto nella svizzera tedesca: la gente apprezza la sua franchezza, la sua caparbietà e il suo buon senso venato di senso dell’umorismo.

Nelle votazioni popolari, il “tesoriere” della Confederazione consegue vari successi, quali l’adesione della Svizzera al Fondo monetario internazionale alla banca mondiale nel 1992, l’aumento dei dazi sui carburanti e l’introduzione dell’Iva nel 1993.

Nei primi cinque anni Stich riesce anche a chiudere i bilanci con un eccedenza. Dal 1990 i deficit però si succedono, fino a toccare un picco di 7,8 miliardi nel 1993. Per risanare le finanze federali, il ministro punta su una combinazione di risparmi e introiti supplementari. La sua politica è però combattuta dai partiti borghesi, adepti di una riduzione massiccia delle spese. La mancanza di sostegno parlamentare e dissapori sulla Neat – considera un grave errore costruire due assi di transito – finiscono per spingerlo alle dimissioni.

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