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A Gaza torna la calma, Jihad si dissocia dalla tregua

(Keystone-ATS) Dopo diversi giorni di violenze fra Israele e Gaza, nella Striscia è tornata oggi la calma e la popolazione ha invaso le strade per provvedere alle necessità legate alla imminente fine del digiuno del Ramadan.

La tregua annunciata domenica dai gruppi palestinesi regge sostanzialmente, anche se nella notta altri quattro razzi Qassam sono stati sparati da Gaza verso il territorio israeliano, dove sono esplosi senza provocare vittime. Le forze armate di Israele non hanno reagito.

Questi attacchi non sono stati finora rivendicati anche se, sul piano politico, sia la Jihad islamica sia le Brigate Abu Ali Mustafa dei marxisti del Fronte popolare hanno reso noto di non sentirsi vincolate dalla sospensione delle ostilità con Israele. Hamas, da parta sua, ha accentuato la presenza delle proprie forze di sicurezza nelle strade, a scopo di dissuasione.

In Israele intanto infuriano le polemiche per la gestione della crisi (militare con i palestinesi, e politica con l’Egitto) da parte del governo di Benyamin Netanyahu.

“La politica moscia del governo ha fatto sì che i recenti eventi terroristici hanno indebolito Israele” ha esclamato la leader della opposizione centrista Kadima, Tsipi Livni. “L’abbattimento del regime di Hamas – ha aggiunto – è un obiettivo adeguato – ha aggiunto – non solo perchè essi sparano razzi contro di noi ma anche perchè finchè saranno al potere a Gaza faranno tutto il possibile per impedire un accordo politico” del conflitto israelo-palestinese.

Immediata la reazione di Yaakov Amidror, il Consigliere per la sicurezza nazionale di Netanyahu, che ha rilevato che a chiedere la sospensione delle ostilità è stato appunto Hamas. “Evidentemente il nostro deterrente è ancora molto sensibile” ha concluso.

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