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Abaaoud poteva essere fermato prima delle stragi Parigì

(Keystone-ATS) Abdelhamid Abaaoud ed altri terroristi coinvolti nelle stragi parigine del 13 novembre avrebbero potuto essere fermati prima di passare all’azione: è la denuncia della commissione parlamentare francese.

Per mesi la commissione ha indagato sugli attentati che costarono la vita a 130 persone tra lo Stade de France, le brasserie del centro e il Bataclan.

Nel giorno in cui il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve ha ricevuto le associazioni del 13 novembre, le famiglie di diverse vittime annunciano un’imminente denuncia contro lo Stato per non aver impedito ai sospetti sotto controllo giudiziario di mettere in atto i loro atroci piani di morte.

Ad esempio, dal rapporto, emerge che Sami Amimour, il francese ex-conducente di bus a Parigi morto da kamikaze al Bataclan, volò tranquillamente in Siria nel settembre 2013 nonostante fosse stato indagato per un progetto (poi abbandonato) di arruolamento nello Yemen. Il passaporto gli venne ritirato ma Samy è “verosimilmente” riuscito ad ottenerne una copia dalla “prefettura denunciando di averlo perso”, deplora la commissione parlamentare. In teoria, ogni richiesta di duplicato implica una sistematica verifica degli individui schedati o sottoposti al divieto di lasciare il territorio.

Ma come spiega il giudice antiterrorismo, Marc Trevidic, questi controlli “non sono sistematici”. Tra l’altro, i parlamentari della commissione parigina ritengono che Salah Abdelsam, attualmente incarcerato a Fleury-Mérogis dopo lunghi mesi di latitanza, avrebbe potuto essere fermato subito dopo. Quanto ad Abaaoud, la presunta mente della sanguinaria spedizione, ucciso durante il blitz delle teste di cuoio nel covo di Saint-Denis, sarebbe riuscito, nel gennaio 2015 e cioè dieci mesi prima degli attentati, a sfuggire per un soffio alla polizia greca dopo che in Belgio era appena scattato il blitz contro la cellula di Verviers a lui collegata.

Questa volta le responsabilità sarebbero dai attribuire proprio ai servizi di intelligence di Bruxelles che non hanno avvisato per tempo i colleghi di Atene lasciando così il tempo ad Abaaoud di dileguarsi nel nulla. Il rapporto parlamentare è una doccia gelata per le famiglie delle vittime.

“Faremo di tutto per ottenere la condanna dello Stato francese per non aver impedito il passaggio all’atto dei terroristi di cui alcuni erano sotto controllo giudiziario”, ha annunciato Samia Maktouf, avvocato di 17 vittime delle stragi di Parigi, intervistata da BFM-TV. Proprio questa mattina lo Stato francese è stato condannato per il caso di Mohammed Merah, il killer jihadista che nel 2012 uccise sette persone tra Montauban e Tolosa. A quattro anni dai quei tragici eventi il Tar di Nimes ha riconosciuto oggi la responsabilità parziale dello Stato nella morte del caporale Abel Chennouf, assassinato il 15 marzo 2012.

“Il tribunale – recita la sentenza – ritiene che la decisione di revocare ogni misura di sorveglianza di Merah, assunta alla fine del 2011 (…) costituisce un errore che coinvolge la responsabilità dello Stato”. A presentare ricorso era stato il padre del militare, Albert Chennouf Meyer. Il verdetto “non mi restituirà mio figlio”, ha deplorato oggi. Intanto, in un’audizione a porte chiuse, lo scorso 24 maggio, Patrick Calvar, direttore generale della DGSI, i servizi francesi per la sicurezza interna, si è detto “persuaso” che l’Isis “passerà alla fase delle autobomba” in Francia. L’ennesima cupa previsione prevede anche l’uso di “ordigni esplosivi”.

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