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Abolizione servizio militare obbligatorio: lanciata la campagna

(Keystone-ATS) È stata lanciata oggi a Berna la campagna a favore dell’iniziativa “Sì all’abolizione del servizio militare obbligatorio”, in votazione il 22 settembre. Lotta alla discriminazione e vantaggi economici sono gli argomenti portati dai fautori del testo, una coalizione di partiti politici, organizzazioni pacifiste e associazioni.

Nello specifico, l’iniziativa popolare propone di modificare l’Articolo 59 della Costituzione federale, che impone il servizio militare agli uomini svizzeri. La coscrizione obbligatoria dovrebbe venire abolita. Non verrebbe creato un esercito professionista, ma una milizia volontaria. Inoltre, dovrebbe venir istituito un servizio civile, sempre volontario, aperto a tutti.

“Non tutti hanno tempo di giocare alla guerra” è il motto della campagna. “Si tratta di uno slogan che va dritto al punto”, ha detto ai media Seraina Patzen, segretaria del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). “Molti uomini devono interrompere la propria formazione o, a causa dell’obbligo militare, non hanno abbastanza tempo per accudire i figli”.

Il 22 settembre la Svizzera avrà finalmente occasione di allinearsi alla maggior parte dei Paesi europei, snellendo l’esercito, piuttosto che continuare a nascondersi in bunker risalenti alla guerra fredda, ha dichiarato la consigliera nazionale socialista Evi Allemann.

La deputata bernese ha sottolineato come i vantaggi economici siano una delle ragioni per effettuare questa scelta. L’esercito attuale è infatti a malapena finanziabile, con spese di circa 4,5 miliardi di franchi calcolando solo i costi diretti. La Allemann sostiene inoltre che un esercito composto di persone motivate avrebbe molto più senso.

A detta degli iniziativisti, l’attività in grigioverde porta anche diseguaglianze sociali notevoli. Andreas Borter, vicepresidente dell’associazione männer.ch, sottolinea come il fatto che il servizio militare sia obbligatorio solo per i maschi costituisca una violazione del divieto di discriminazione, sancito dall’articolo 8 Costituzione federale.

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