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Afghanistan: copie corano bruciate, si scatena protesta

(Keystone-ATS) È una onda lunga quella delle violente proteste scoppiate anche oggi in varie città dell’Afghanistan dopo che lunedì notte militari americani della base aerea di Bagram (60 chilometri da Kabul) hanno bruciato materiale religioso islamico, fra cui almeno quattro copie del Corano.

A nulla è valso l’immediato intervento del comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf), il generale John Allen, che ha chiesto scusa al “nobile popolo afghano”, come lo ha fatto subito dopo da Washington il Capo del Pentagono, Leon Panetta. Gli incidenti odierni, che hanno toccato cinque diverse province, hanno allarmato il governo per la loro gravità e vastità, causando un bilancio provvisorio di otto morti e una trentina di feriti.

Mertedì, quando si è diffusa la notizia della distruzione fra le fiamme di alcune copie del Corano le cui pagine, secondo i militari autori del gesto, servivano a scrivere messaggi poi inviati all’esterno, la gente si è riversata numerosa nelle strade. Prima a Bagram, dove 2000 manifestanti hanno cercato di incendiare con bombe molotov l’ingresso principale della base militare, e poi anche a Kabul dove la polizia ha fatto ampio uso di idranti e proiettili di gomma.

La tensione non si è mai spenta, neppure quando è intervenuto il presidente Hamid Karzai ordinando una approfondita inchiesta sull’accaduto, ed oggi le proteste sono rifiorite con forza colpendo un po’ dovunque del paese. Di fronte a questa imprevista emergenza, l’ambasciata americana a Kabul ha ordinato a tutti i connazionali residenti in Afghanistan di restare a casa o nelle basi di appartenenza, fino a nuovo ordine.

È stata di nuovo Bagram il centro delle violenze più sanguinose, e non lontano dalle installazioni militari americane un gruppo paramilitare non identificato ha aperto il fuoco nel pomeriggio su un corteo di persone vocianti uccidendone almeno sei. Le altre due vittime della giornata sono state localizzate a Jalalabad e a Kabul.

Nella capitale afghana, molte centinaia di persone, fra cui nutriti gruppi di studenti universitari, al grido di “Via gli americani!”, “Abbasso Obama e Karzai!”, hanno attaccato con lanci di pietre sulla Jalalabad Road la base americana denominata Camp Phoenix, incendiando nelle vicinanze alcune vetture in sosta e distruggendo le vetrine dei negozi.

Altri disordini e scontri fra manifestanti e polizia hanno turbato la quiete di Herat, città dove si trova il contingente italiano, Jalalabad nell’est e la provincia di Logar, dove un commando armato, forse di talebani infiltrati, ha aperto il fuoco sulla sede del governo del distretto di Baraki Barak.

Infine, ha suscitato sgomento nella provincia di Paktika la scoperta del cadavere decapitato di Samid Khan Bahadarzai, 25 anni, che lavorava per una radio della sua città natale, Urgun. Interrogati in merito i talebani hanno smentito di essere responsabili del delitto.

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