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Afghanistan: Wikileaks, nuovi documenti in 2 settimane

(Keystone-ATS) STOCCOLMA – “Tutti i documenti saranno pubblicati in un paio di settimane”: Julian Assange, fondatore di Wikileaks, ha ribadito oggi l’impegno a mettere online i 15.000 documenti segreti del “Diario afghano” rimasti nel cassetto. E da Stoccolma, dove ha preso parte ad un convegno organizzato da una corrente del partito socialdemocratico svedese, precisa oggi la documentazione che verrà resa pubblica non conterrà nomi di persone “innocenti” la cui vita potrebbe essere messa a rischio.
“Abbiamo analizzato finora 8.000 documenti su 15.000. Se procediamo a questo ritmo, ci dovrebbero volere ancora due settimane”, ha detto Assange sottolineando che “i nomi degli innocenti che potrebbero subire una minaccia significativa” saranno “protetti”. “La documentazione era quella messa da parte perché contiene alcune informazioni che hanno maggiori chance di consentire l’identificazione delle persone”, ha spiegato il fondatore di Wikileaks, che si è presentato al convegno con i capelli corti e non più biondi ma castani.
L’affondo di Assange arriva all’indomani della richiesta del Pentagono di non pubblicarli perché, scrive il “Daily Telegraph”, “teme che i 15.000 nuovi documenti siano potenzialmente più dannosi” dei 76.000 resi noti sino ad oggi. La nuova pubblicazione metterebbe a rischio le truppe impegnate sul campo, ha ribadito ieri il portavoce Dave Lapan, mentre per quello della Casa Bianca, David Gibbs, “aiuterebbe il nemico”.
“Le organizzazioni che sono imbarazzate da questi documenti ci chiedono di non pubblicarli”, ha confermato Assange nel corso del convegno di Stoccolma, intitolato “La prima vittima della guerra è la verità”. “Wikileaks non sarà minacciato dal Pentagono né da nessun altro gruppo”, ha tuonato Assange, riferendosi evidentemente anche agli strali lanciati contro di lui da Amnesty International e ancor di più da Reporter senza frontiere, che lo hanno accusato di “irresponsabilità” per aver messo a rischio la vita degli afghani che hanno collaborato con gli Usa od il governo di Kabul.

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