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AG: dramma Würenlingen, sparati 14 colpi, vicino ucciso per caso

(Keystone-ATS) La Procura argoviese ha fornito stamane nuovi dettagli sul dramma di Würenlingen del 9 maggio, in cui un 36enne ha ucciso i suoceri, un cognato e un loro vicino di casa per poi suicidarsi: l’uomo ha sparato in tutto 14 colpi e l’uccisione del vicino non era prevista.

Secondo quanto ha potuto appurare la polizia, il 36enne svizzero di origine turca, che soffriva di turbe psichiche, ha esploso sabato scorso, verso le 23.00, dieci colpi di pistola nella casa dei genitori della moglie, dalla quale viveva separato: dapprima ha freddato il suocero di 57 anni che gli aveva aperto la porta, poi il cognato 31enne e infine la suocera 59enne. Le indagini hanno inoltre corroborato l’ipotesi della Procura che l’uccisione del 45enne vicino di casa non fosse prevista: l’omicida si è imbattuto nella vittima per caso nel giardino mentre stava tornando alla sua automobile, gli ha sparato, ha fatto ancora un paio di passi e poi ha diretto l’arma contro sé stesso.

Origine dell’arma e movente non chiari

Gli inquirenti non sono ancora riusciti a stabilire dove e quando il 36enne si fosse procurato la pistola, che non era un’arma militare e non era registrata. Nel suo domicilio a Reichenburg, nel canton Svitto, sono stati sequestrati diversi documenti e la Procura spera di saperne di più dopo averli esaminati.

Anche il movente resta da chiarire. Da quanto finora appurato, la Procura può soltanto confermare che il delitto era stato preceduto da dispute per una grossa eredità, non meglio specificata. Anche a questo riguardo, gli inquirenti sperano di saperne di più dopo aver esaminato i dati contenuti nel computer portatile e in diversi supporti informatici come chiavi USB sequestrati insieme a copiosa corrispondenza.

Il 30 aprile, nove giorni prima della strage di Würenlingen, il 36enne era stato dimesso da una clinica psichiatrica nel canton Turgovia, nella quale era stato ricoverato il 24 marzo “a scopo di assistenza”, per impedirgli che facesse del male a sé stesso o ad altri: era già stato indagato nel 2007 per lesioni personali e nel 2012 per minacce e, secondo le testimonianze raccolte dal “Blick”, l’uomo era temuto dai vicini per il suo comportamento aggressivo.

La polizia cantonale di Svitto aveva allora perquisito il domicilio dell’uomo ma non aveva trovato armi. Non ne aveva trovate neppure nel corso di una precedente perquisizione, avvenuta nel marzo 2012.

La Procura argoviese conduce un procedimento penale per omicidio intenzionale plurimo. Ritiene però che finirà per archiviarlo, visto che l’imputato è morto.

Il 36enne omicida viveva separato dalla moglie, a sua volta sottoposta ad una misura “assistenziale”, e dai tre figli di undici, sei e quattro anni, che sono stati dati in affidamento. Le autorità non hanno rivelato dove si trovino attualmente la donna e i bambini.

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