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Agrocarburanti: lanciata petizione per regolamentare produzione

(Keystone-ATS) BERNA – La produzione di agrocarburanti deve essere sottoposta a precisi criteri sociali ed ecologici: è quanto chiede una petizione lanciata oggi a Berna da una ventina di organizzazioni non governative. A loro avviso, le fabbriche previste a Bad Zurzach (AG) e a Delémont (JU) non dovrebbero essere autorizzate finché non sono state adottate regole più severe.
“Gli agrocarburanti provocano la distruzione delle foreste, aumentano i prezzi dei generi alimentari e raramente comportano benefici per i piccoli contadini”, ha affermato durante una conferenza stampa Rudolf Rechsteiner, l’ex consigliere nazionale (PS/BS) e presidente di Swissaid. Sostituire benzina e diesel in tal modo non è ragionevole ed è quindi necessario far pressione sulle Camere federali – ha aggiunto – per indurle a vincolare rapidamente l’utilizzo dei biocarburanti a precisi criteri sociali ed ecologici.
Ma non solo: anche a livello cantonale è possibile far qualcosa e nel Giura è quindi stata lanciata un’iniziativa per introdurre una moratoria, ha spiegato la granconsigliera ecologista Erica Hennequin. La trasformazione di canna da zucchero in etanolo favorisce la distruzione delle foreste amazzoniche e condizioni di lavoro paragonabili alla schiavitù, ha osservato.
Un fatto confermato da Andrea Zellhuber, membro di un’organizzazione pastorale brasiliana, che sul terreno ha visto con i propri occhi le conseguenze devastanti della netta crescita degli spazi adibiti alla produzione di canna da zucchero. “I prezzi di riso e fagioli sono aumentati, così come quelli dei terreni: ciò ha accentuato i conflitti tra comunità locali e imprenditori”, ha indicato.
Gli agrocarburanti hanno deluso le aspettative anche in Mozambico, ha dal canto suo affermato Daniel Ribeiro, ricercatore di un’organizzazione che si impegna per la giustizia ambientale. La jatropha – pianta tropicale che riesce a crescere su terreni semi-aridi e potrebbe essere trasformata a Bad Zurzach – si è dimostrata vulnerabile alle malattie e ha richiesto l’utilizzo di pesticidi, a loro volta inquinanti, ha aggiunto. Inoltre, non essendo commestibile, la jatropha mette a repentaglio l’autosufficienza dei contadini locali, in balia delle fluttuazioni di mercato.

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