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Alberghi, luglio difficile in Svizzera, buono in Ticino e Grigioni

Il movimento non è mancato in luglio in Ticino. KEYSTONE/Ti-Press/DAVIDE AGOSTA sda-ats

(Keystone-ATS) Si conferma anche in luglio il momento difficile per il settore alberghiero elvetico: i pernottamenti sono stati 3,4 milioni, il 26% in meno dello stesso mese del 2019. Ticino e Grigioni segnano però forti progressioni, sulla scia della voglia di vacanze in patria.

Stando ai dati diffusi oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST) a mancare sono stati i visitatori stranieri, che hanno subito un crollo del 70% a 799’000. Complici i timori legati alla pandemia molti abitanti della Confederazione hanno invece trascorso le ferie nel paese, generando un balzo del 31% delle notti, a 2,6 milioni.

Questo si è tradotto in differenze regionali eccezionalmente marcate. Ginevra (-75%), Zurigo (-71%), Basilea (-59%), Vaud (-32%) e Lucerna (-33%) hanno subito un crollo, il Vallese ha limitato le perdite (-13%), mentre hanno beneficiato della situazione le periferie, come il Giura (+21%) e la Svizzera orientale (+3%), nonché due zone faro del turismo elvetico: Ticino e Grigioni, che segnano entrambi +13%.

Nel cantone trilingue i pernottamenti sono stati 704’000, l’82% dei quali generato dagli svizzeri, mentre fra Airolo e Chiasso sono state contate 388’000 notti, di cui solo il 15% sul conto di ospiti stranieri. Il rimescolamento delle carte provocato dal coronavirus fa sì che il Ticino sia improvvisamente assurto a quarta regione di accoglienza alberghiera del paese, dopo Grigioni, Berna e Vallese, ma prima per esempio della grande Zurigo.

Tornando ai dati nazionali e guardando ai paesi di provenienza degli stranieri, si conferma il ruolo cardine di tedeschi (299’000 notti). Seguono, assai staccati, belgi (99’000), francesi (95’000), olandesi (63’000) e italiani (42’000). Gli americani sono 19’000, completamente spariti gli asiatici.

Complice appunto anche l’assenza dei viaggiatori provenienti da paesi più lontani l’annata turistica elvetica si annuncia già sin d’ora da dimenticare. Gli operatori del ramo si trovano a fare i conti con un calo dei pernottamenti che sul periodo gennaio-luglio è ormai del 43% (a 13,2 milioni). Eppure l’anno era partito bene, con il +6% in gennaio, confermato in febbraio. Lo scoppio della pandemia ha poi provato il -62% in marzo, il -92% in aprile, il -79% in maggio e il -62% in giugno. Luglio (come detto -26%) mostra un certo recupero, ma ben lungi dal poter sperare di tornare alla situazione ante-Covid.

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