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Alcol: i giovani spendono in bevande 220 milioni di franchi

(Keystone-ATS) LOSANNA – 220 milioni di franchi all’anno: è quanto spendono i minorenni per gli alcolici, secondo una stima dell’Istituto svizzero per la prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie (ISPA). I due terzi della somma proviene da ragazzi a cui per legge sarebbe vietato vendere alcool. Un risultato che dimostra come le misure di protezione della gioventù non siano applicate correttamente, sostiene l’ISPA.
È la prima volta che questa cifra viene quantificata. L’inchiesta, commissionata dall’Ufficio federale della sanità pubblica, si basa su dati del 2007 e dimostra che globalmente gli alcolici consumati dai ragazzi fra gli 11 e i 17 anni rappresentano un fatturato di 220 milioni. Di questi 150 milioni vengono consumati da ragazzi che non potrebbero procurarsi alcool. La legge vieta infatti la vendita di birra e vino ai minori di 16 anni e di superalcolici a chi ha meno di 18 anni.
A 15 anni i ragazzini bevono in media mezzo bicchiere di alcool al giorno, e la quantità aumenta a un bicchiere per i 17enni. “Questo risultato preoccupante dimostra che l’alcol continua ad essere banalizzato in Svizzera e che è possibile procurarselo in ogni istante e a basso prezzo”, sottolinea l’ISPA. La birra e i superalcolici sono le bevande preferite dai giovanissimi. La birra, in particolare, risulta essere molto a buon mercato.
Gli adulti dovrebbero essere coscienti delle conseguenze del consumo di alcol sui giovani. La loro sensibilità fisica e psichica è maggiore e possono incorrere in intossicazioni e incidenti o mostrare comportamenti aggressivi e problemi scolastici. Le sbronze occasionali possono inoltre causare lesioni celebrali.
Lo scopo dello studio non era di determinare come i giovani si procurano gli alcolici. Alcuni li comperano, altri se li fanno regalare. Per l’ISPA è importante che l’applicazione delle regolamentazioni sulla vendita venga controllata. Il divieto di fornire gratuitamente alcol ai giovani, in vigore nei cantoni Berna e Zurigo, contribuisce anch’esso a migliorare la protezione della gioventù, sostiene ancora l’istituto.

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