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Alzheimer: costi demenze pari all’1% Pil mondiale

(Keystone-ATS) ROMA – La memoria si comincia a sgretolare pezzo dopo pezzo, come un puzzle che perde tesserine, e all’inizio si dà colpa agli acciacchi della vecchiaia, ma poi, quando la demenza avanza ci si trova davanti alla dura realtà che ha un nome, Alzheimer, la forma più comune di demenza senile. Orfana di cure valide e con un’assistenza al paziente dispendiosa, la demenza senile ha un costo pari all’1% del PIL globale, ammonta a circa 400 miliardi di euro nel 2010, spesa destinata a crescere negli anni a venire con l’aumento dei casi.
È quanto emerge dal rapporto “World Alzheimer Report 2010” stilato dall’Alzheimer’s Disease International (ADI), in collaborazione con Martin Prince del King’s College di Londra e Anders Wimo del Karolinska Institute di Stoccolma e presentato in occasione della Giornata Mondiale Alzheimer che si celebra oggi. Il rapporto raccoglie i dati più aggiornati e corretti sulla malattie e sui suoi costi, considerando per la prima volta anche paesi come America Latina e Cina.
L’ADI stima che i casi di demenza raddoppieranno ogni 20 anni fino a toccare i 66 milioni nel 2030, i 115 milioni nel 2050, con aumento dei casi soprattutto nei paesi poveri. Le nazioni a basso reddito che hanno il 14% dei casi globali, si legge nel report, oggi contano per meno dell’1% dei costi della malattia, quelle a medio reddito contano per il 10% dei costi ed hanno il 40% dei casi; i paesi ricchi l’89% dei costi e il 46% dei casi. Circa il 70% dei costi globali sono di Europa Occidentale e Usa. Se il costo dei malati di Alzheimer fosse il PIL di una nazione, si legge nel report mondiale, sarebbe la 18/ima nazione a livello mondiale per economia; se fosse pari alle entrate di un’azienda, sarebbe la più grande del mondo per entrate annuali, maggiori di quelle della Wal-Mart (414 miliardi di dollari) e della Exxon Mobil (311 miliardi).
“I governi mondiali sono dolorosamente impreparati alla devastazione sociale ed economica che questa malattia causerà, dichiara in una nota Daisy Acosta, portavoce dell’ADI, descrivendo la demenza come la ‘singola e più significativa crisi sanitaria del XXI secolo”.
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che divora memoria e capacità di apprendimento rubando la capacità di essere autonomo al malato. Il rischio Alzheimer, secondo quanto si legge nel rapporto mondiale, raddoppia ogni cinque anni dopo i 65 anni, e a 85 anni il rischio di ammalarsi è del 50%.
Non esistono farmaci in grado di bloccare il decorso inesorabile di questa malattia neurodegenerativa, oggi ci sono circa 100 molecole in corso di sperimentazione nel mondo, ma il recente fallimento di molti trial clinici potrebbe spaventare le case farmaceutiche e ridurre i loro investimenti in ricerca e sviluppo a favore delle demenze.

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