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Argentina: domani test elettorale cruciale per Kirchner

(Keystone-ATS) Oltre 30 milioni di elettori argentini sono chiamati alle urne domani per elezioni primarie in vista delle politiche del prossimo ottobre, che costituiscono un test cruciale per il governo di Cristina Fernandez de Kirchner nonché per la prima sfida interna al peronismo guardando alle presidenziali del 2015.

Formalmente, le Primarie Aperte Simultanee e Obbligatorie (Paso) dovrebbero servire a scegliere i candidati dei diversi partiti per le legislative, ma di fatto la quasi totalità delle fazioni presentano liste uniche, e dunque il voto servirà soprattutto per misurare la temperatura politica del paese e la solidità dell’appoggio al governo, a quasi due anni dalla trionfale rielezione di Fernandez de Kirchner con il 54% dei voti.

Gli analisti si concentreranno sui risultati nella provincia di Buenos Aires, che oltre a rappresentare il 40% dell’elettorato serve da palcoscenico per la sfida lanciata da Sergio Massa, ex capo del gabinetto presidenziale e attuale sindaco della localitá di Tigre, che ha rotto con il kirchnerismo per fondare il Fronte Rinnovatore, un progetto politico che punta alle presidenziali del 2015.

Massa affronta un altro sindaco di Buenos Aires, Martin Insaurralde, che secondo i sondaggi ha registrato una forte rimonta nelle ultime settimane a causa di una campagna elettorale nella quale la vera protagonista è stata “la presidenta”, fino ad arrivare a previsioni di un pareggio nelle ultime inchieste sulle intenzioni di voto autorizzate prima del silenzio elettorale.

Se Massa ottiene una vittoria significativa su Insaurralde e a livello nazionale il Fronte della Vittoria (pro-governativo) raggiunge, come indicano i sondaggi, un 35% dei voti a livello nazionale, con forte perdita di consensi in distretti cruciali (Santa Fe, Cordoba, Mendoza), il panorama politico di Fernandez de Kirchner si complicherebbe in modo significativo.

Senza una maggioranza qualificata in Parlamento che permetta una riforma costituzionale che autorizzi una nuova rielezione del capo di Stato, infatti, la “presidenta” si troverebbe senza un erede ufficiale nel suo partito e dovendo affrontare una situazione resa difficile dalla situazione economica (inflazione, restrizioni cambiarie, costo energetico), le ripetute accuse di corruzione e un malcontento popolare crescente contro quello che l’opinione pubblica vede come l’arroganza e l’intolleranza del governo.

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