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Argentina: furto bebè desaparecidos, Videla dorme in aula

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 - 21:39
(Keystone-ATS)

L'orrore ancora una volta al centro di un processo giudiziario in Argentina. Otto militari dell'ultima dittatura, tra i quali il generale 85/enne Jorge Rafael Videla, sono stati portati oggi in un tribunale di Buenos Aires per rispondere dell'accusa di appropriazione sistematica di neonati figli dei desaparecidos ai tempi del regime, alla fine degli anni '70.

È la prima volta che si riesce a portare in una corte argentina la vicenda dei bambini scomparsi.

La lista con i capi d'accusa contro il gruppo di militari è molto lunga, e riguarda 34 casi specifici, tra i quali uno con al centro il nipote della presidente delle Nonne di 'Plaza de Mayò, Estela Carlotto: tutti bebè figli di donne sequestrate e fatte scomparire, nati nei diversi centri di detenzione illegale dei militari, tra i quali l'emblematica 'Escuela de Mecanica de la armadà (Esma), a Buenos Aires.

L'udienza si svolge in un tribunale della capitale, alla presenza del pubblico e viene trasmessa in diretta tv. In questa prima udienza del processo, destinato a durare circa un anno, a colpire l'opinione pubblica è stato in particolare il fatto che Videla - già condannato a due ergastoli - ha seguito il processo con disinteresse: a tratti, si è anche addormentato vistosamente.

Tanti d'altro lato i dettagli ascoltati in vista del processo, e durante l'udienza odierna, che hanno ricordato le atrocità degli anni in cui il regime ha avuto il potere. Il procuratore, Federico Delgado, ha per esempio rilevato che i militari avevano creato dei "veri e propri reparti di neonati" all'interno dell'Esma e di altri "centri strategici" di detenzione. La signora Carlotto ha d'altra parte ricordato che durante la dittatura, quando chiese ai militari notizie sulla figlia desaparecida Laura, i militari le risposero consegnando il corpo della ragazza: grazie al cadavere, gli esperti determinarono poi che la giovane aveva partorito in prigionia.

Secondo i dati delle nonne di Mayo, tra il 1976 e l'81 i militari fecero scomparire 500 neonati, o bambini molto piccoli. Di questi, 102 sono riusciti a recuperare negli ultimi anni la propria identità, in parte proprio grazie al lavoro svolto dalle 'abuelas de Mayò.

"Quella al centro di questa protesta è una delle pagine più buie della nostra Storia", ha sottolineato il procuratore Delgado, precisando che l'accusa contro Videla e gli altri militari è di "sottrazione e occultamento di minori, oltre che di sostituzione della loro identità".

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