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Argentina: ministro, escluso anticipo elezioni presidenziali

Dura sconfitta per il presidente argentino Mauricio Macri (foto d'archivio) KEYSTONE/EPA EFE/JUAN IGNACIO RONCORONI sda-ats

(Keystone-ATS) “Non vi è alcuna possibilità” che si anticipino le elezioni presidenziali: lo ha dichiarato il ministro dei trasporti argentino, Guillermo Dietrich.

In una conferenza stampa dopo l’annuncio del presidente Mauricio Macri di misure per aiutare gli argentini a superare la crisi economica, riferisce l’agenzia di stampa Telam, Dietrich è stato categorico: “C’è una agenda che prevede le elezioni per il 27 ottobre e c’è un governo che lavorerà tutti i giorni fino al 10 dicembre. Ci sono ancora 70 giorni prima delle elezioni”.

La netta vittoria nelle primarie di domenica dell’opposizione peronista (legata all’ex presidente Cristina Fernandez) con un vantaggio del 15% nei confronti di Macri, ha provocato una grave crisi economica con una forte svalutazione del peso, un deciso retrocesso della Borsa e un aumento del ‘rischio Paese’.

Per cercare di rispondere alla sanzione ricevuta, il governo ha annunciato una serie di misure economiche, fra cui aumento del salario minimo, congelamento dei prezzi del carburante per 90 giorni, aumento del reddito esentasse (in particolare per i lavoratori dipendenti), maggiori contributi alle famiglie con figli, misure di sostegno fiscale per le piccole e medie imprese e un buono di 5.000 pesos (80 franchi) per i dipendenti pubblici.

Da parte sua il quotidiano La Nacion osserva nella sua pagina online che le misure adottate rappresentano “la fine dell’accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi)”. “Gli annunci realizzati dal presidente – scrive Carlos Pagni – suppongono che non si rispetteranno più gli obiettivi di deficit fiscale concordati con il Fmi. Sono state comunicate nuove erogazioni, ma non nuove entrate. Anche l’obiettivo monetario, che è la pietra angolare di tutto l’edificio, è stato abbandonato”. “E’ chiaro – conclude – che si dovrà negoziare un nuovo accordo con l’unico finanziatore rimasto al Paese”.

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