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Asilo: autorità definiscono misure d’emergenza

(Keystone-ATS) La Svizzera potrebbe presto far fronte a un gran numero di profughi: per questo motivo Confederazione, Cantoni, Città e Comuni hanno messo a punto un piano di emergenza congiunto nell’ambito dell’asilo. Molto sensibile al tema è in particolare il canton Ticino.

Le decisioni sono state adottate oggi in occasione dell’assemblea primaverile della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP) a Berna. All’assemblea è intervenuta anche la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP ) Simonetta Sommaruga. Il Consiglio federale affronterà la questione nel corso della prossima seduta.

Il consigliere di Stato Norman Gobbi ha espresso la preoccupazione del Ticino per il previsto aumento dei flussi migratori alla frontiera meridionale e ha proposto un’intensificazione dei controlli al confine con l’Italia. Secondo Gobbi “è altamente probabile che si verifichi una situazione straordinaria al sud della Svizzera interessando in particolar modo il canton Ticino”.

Tre scenari

Poiché non è possibile prevedere come evolverà la situazione – ha comunicato il DFGP – la pianificazione di emergenza si ispira a tre scenari possibili, fondati sulle seguenti ipotesi: 10’000 domande d’asilo in 30 giorni (scenario 1), 10’000 domande al mese per tre mesi (scenario 2), 30’000 attraversamenti irregolari delle frontiere nell’arco di pochi giorni.

L’obiettivo primario è di riuscire a registrare e controllare tutti i richiedenti prima della loro assegnazione ai Cantoni – anche nel caso di un repentino e forte aumento delle domande, indica il DFGP, aggiungendo che la Svizzera deve essere anche in grado di fornire un alloggio e assistere tutti i richiedenti.

I parametri della pianificazione di emergenza definiscono le competenze degli attori coinvolti. Tutti sono d’accordo di mantenere in linea di massima l’attuale attribuzione delle competenze e l’ordinaria ripartizione dei compiti tra i vari partner dei tre livelli statali.

Secondo i valori di riferimento del piano di emergenza, la registrazione, la prima accoglienza e la procedura d’asilo restano di competenza federale. Le domande d’asilo insufficientemente motivate e i casi Dublino continueranno ad avere la priorità nel processo decisionale. Per adempiere i suoi compiti, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) potenzierà le capacità di alloggio aumentando gli attuali 4600 posti per portarli a 6000 posti (massimo 9000 per lo scenario 3), in primo luogo grazie all’utilizzo di impianti militari o di stabili civili propri.

In linea di principio la SEM e il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) provvedono quindi da sé alla prima accoglienza rinunciando in genere ad alloggiare i richiedenti nelle strutture della protezione civile. Queste possono essere rese operative dai Cantoni – all’occorrenza anche in via coercitiva come previsto dalla pertinente ordinanza di requisizione. In caso di necessità, le autorità cantonali possono però concedere alla Confederazione l’uso di tali strutture, proprio come Berna può autorizzare i Cantoni a utilizzare gli impianti militari che non le servono.

I Cantoni assicurano l’alloggio e l’assistenza dei richiedenti assegnati loro dalla SEM e provvedono alla partenza o al rimpatrio dei richiedenti respinti. Definiscono inoltre la pianificazione di emergenza cantonale, istituiscono gruppi di direzione e sostengono per quanto possibile il Corpo delle guardie di confine (Cgcf) affiancandogli i propri corpi di polizia nel caso di un afflusso straordinario di profughi.

Da parte sua il Cgcf intensifica, per quanto necessario, i controlli alle frontiere nazionali nei tratti nevralgici, provvede all’attuazione degli accordi di riammissione con i Paesi limitrofi e aiuta la SEM a registrare i richiedenti asilo. Il DDPS dal canto suo sostiene la SEM nel cercare e mettere a disposizione alloggi adatti.

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