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Asilo: PS vuole politica attiva di integrazione

Tim Guldimann, Cesla Amarelle, Christian Levrat e Cedric Wermuth (da sinistra a destra) alla conferenza stampa a Berna sulla politica d'asilo Keystone/ALESSANDRO DELLA VALLE sda-ats

(Keystone-ATS) Il PS vuole un’autentica politica d’integrazione nel settore dell’asilo. L’insegnamento di una lingua nazionale dovrebbe iniziare dal primo giorno di presenza in Svizzera dei profughi e gli ostacoli che limitano il loro accesso al mercato del lavoro vanno eliminati.

I socialisti non dimenticano la dimensione continentale della questione e chiedono una riforma dell’accordo di Dublino, che preveda in particolare una chiave di riparto dei rifugiati tra i vari Paesi.

A otto giorni dall’accettazione popolare della revisione della Legge sull’asilo (LAsi) e a una settimana esatta dalla discesa in campo sul tema del PLR – che chiede uno statuto di protezione temporanea, accordi di riammissione e convenzioni di integrazione – oggi il PS ha presentato i principali orientamenti della propria politica in materia.

Nell’ambito dell’attuazione della riforma della LAsi, che contempla un’accelerazione delle procedure, i socialisti chiedono un cambiamento di paradigma, da attuare segnatamente attraverso la formazione e il lavoro. Per eliminare gli ostacoli all’integrazione è necessario permettere ai richiedenti di accedere a corsi di lingua sin dal primo giorno, ha detto la consigliera nazionale Cesla Amarelle (VD) in una conferenza stampa a Berna.

“È nell’interesse di tutti che ogni persona destinata a rimanere a lungo termine in Svizzera sia ben integrata e che l’integrazione avvenga il più rapidamente possibile”, ha affermato la vodese, che ha chiesto l’avvio di una terza conferenza nazionale di tutti gli attori coinvolti.

Dato che l’integrazione avviene soprattutto attraverso un’occupazione, bisogna prendere tutte le iniziative possibili per abbattere gli ostacoli che tengono i profughi lontani dal mercato del lavoro. La Confederazione deve modificare gli impulsi finanziari in modo che i Cantoni siano incentivati a favorire l’integrazione professionale, ha aggiunto Amarelle.

Il partito prevede un aumento del numero di profughi nei prossimi mesi, ha indicato il suo presidente e consigliere agli Stati Christian Levrat (FR). Ma farà di tutto per impedire qualsiasi tipo di chiusura delle frontiere e l’impiego dell’esercito ai confini, come chiesto dall’UDC.

Per il friburghese la Svizzera dispone dei mezzi per far fronte a un afflusso più importante di persone. Non si tratta, ha sottolineato il presidente del PS, di aprire le frontiere a tutti in modo incontrollato: accoglienza, registrazione e alloggio dei profughi devono essere regolati e avvenire con ordine.

La Svizzera non risolverà gli eventuali problemi in materia di asilo senza collaborare con i suoi vicini, ha dal canto suo affermato Tim Guldimann, eletto in Consiglio nazionale sulla lista PS di Zurigo, ma residente a Berlino. Per il deputato della Quinta Svizzera, l’Europa deve imperativamente riformare il regolamento di Dublino.

Si tratta in primo luogo di trovare un accordo di ripartizione dei rifugiati tra i vari Paesi. Inoltre è necessario che tutti gli Stati membri dell’omonimo spazio si diano standard minimi vincolanti per quanto riguarda le procedure d’asilo e l’accoglienza. Infine, per Guldimann la Svizzera non dovrebbe rinviare in Germania e Austria “casi Dublino” fintanto che questi due Paesi saranno confrontati con grandi numeri di richiedenti asilo.

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