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Asse Ue-Cina a Bruxelles, dal clima al commercio

Jean-Claude Juncker (D), Li Keqiang (C) e Donald Tusk (S) posano per la foto KEYSTONE/EPA AP POOL/VIRGINYA MAYO / POOL sda-ats

(Keystone-ATS) Donald Trump è pronto a denunciare l’accordo sul clima e a chiudere l’America nel nuovo protezionismo. Ue e Cina rispondono mettendo in scena un summit che apre le porte ad un nuovo equilibrio, sull’asse Bruxelles-Pechino.

I presidenti del Consiglio e della Commissione, Donald Tusk e Jean Claude Juncker, firmeranno con il premier Li Keqjang una solenne “Dichiarazione comune” che riconfermerà l’impegno “imperativo” a mettere in atto l’accordo di Parigi per frenare il cambiamento climatico e favorire la transizione verso l’energia pulita, con atti concreti che si spingono fino ad ipotizzare una “diplomazia del clima” comune che prevede possibili “cooperazioni triangolari” per promuovere la trasformazione energetica in Africa.

Ma al di là degli accordi, compreso un importante memorandum d’intesa per la protezione degli investimenti che apre la strada ad un futuro accordo di libero scambio, a contare politicamente domani sarà la plastica rappresentazione della vicinanza tra Ue e Cina. Se gli Usa lasciano un vuoto, viene riempito, ha sintetizzato Juncker alla vigilia.

Il premier Li Keqiang è arrivato questa sera nella capitale d’Europa, dopo un confronto con Angela Merkel a Berlino in cui la Cancelliera ha avallato la nuova linea liberista di Xi Jinping. “Germania e Cina si riconoscono nel libero commercio” ha detto, aggiungendo che con Pechino “siamo d’accordo anche sul fatto di rispettare le regole del Wto”.

Una svolta programmatica quella della Merkel, che ha argomentato: “In tempi di insicurezza globale, la Germania vuole ampliare la partnership con la Cina”. Il premier cinese ha replicato affermando che è “arrivato il tempo di un accordo di libero scambio fra Cina ed Europa”, la cui premessa sarà appunto il memorandum d’intesa per la tutela degli investimenti fra Europa e Cina.

Sullo sfondo, opportunità di investimenti che il presidente dell’associazione Eu-China, valuta a lungo termine nell’ordine di “migliaia di miliardi di dollari”. Ma, al di là dell’ottimismo, resterà verosimilmente ancora irrisolta la questione della sovrapproduzione di acciaio.

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