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Assemblea UDC: no all’Europa

(Keystone-ATS) L’UDC ha ribadito il suo rifiuto di un’adesione della Svizzera all’Unione europea: non vogliamo un ingresso formale e neppure un’annessione in forma occulta, con il preconizzato adeguamento al diritto comunitario e l’instaurazione di giudici stranieri, hanno affermato il presidente Toni Brunner e il vicepresidente Christoph Blocher. I 320 delegati riuniti in assemblea a Lugano hanno approvato all’unanimità una risoluzione in tal senso.

Intitolata “Difendere gli interessi della Svizzera” la risoluzione sarà trasmessa alla ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey. Essa chiede al Consiglio federale il ritiro della richiesta di adesione all’Unione europea. Esorta inoltre il governo a “esporre gli effetti concreti della libera circolazione delle persone sugli affitti, i prezzi del terreno, la pianificazione del territorio, le infrastrutture, le scuole, la disoccupazione e opere sociali”.

L’UDC si oppone infine “categoricamente al pacchetto globale di accordi bilaterali III” e alla promessa di “nuovi versamenti diretti o indiretti all’UE”.

“La sovranità nazionale è in pericolo”, ha avvertito Toni Brunner, il cui avvio di discorso in italiano è stato accolto da scroscianti applausi. “I responsabili della politica europea ufficiale della Berna federale tentano costantemente di imbrogliare il popolo sulle loro vere intenzioni”, gli ha fatto eco l’ex consigliere federale Blocher, tracciando un bilancio a tinte fosche dell’odierna UE, con il suo “indebitamento pubblico” e i suoi “stati in bancarotta o vicini al fallimento”.

Il vicepresidente romando del partito Yvan Perrin ha rilevato il rischio di un massiccio afflusso di richiedenti l’asilo e clandestini provenienti dal Nordafrica in rivolta e ha accusato l’Italia di non rispettare gli accordi di Schengen-Dublino (che peraltro l’UDC vorrebbe denunciare), rifiutando di riprendersi i profughi entrati in Svizzera dalla Penisola.

Il presidente dell’UDC ticinese Pierre Rusconi ha illustrato all’assemblea quelli che sono a suo avviso i problemi del Ticino e ha chiesto una migliore protezione del mercato del lavoro cantonale di fronte al numero crescente di frontalieri.

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