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Assolti cinque quadri dell’esercito per uso privato di materiale

(Keystone-ATS) Il Tribunale militare 2 di Yverdon (VD) oggi ha assolto da gran parte delle imputazioni i cinque quadri dell’esercito a processo dal 19 gennaio per avere utilizzato materiale e infrastrutture militari per corsi di tiro privati.

Uno degli imputati è stato completamente assolto e per gli altri quattro sono state inflitte pene pecuniarie con la condizionale varianti da 30 a 120 aliquote giornaliere.

La mitezza delle pene non ha impedito al presidente del tribunale, il colonnello Stéphane Mérot, di rivolgersi con severità ai cinque militari di professione, in particolare al principale accusato, un tenente colonnello.

Mérot non ha riconosciuto gli imputati colpevoli né di truffa per mestiere né di appropriazione indebita aggravata, le imputazioni più gravi, condividendo con l’atto d’accusa fondamentalmente solo la falsità in documenti di servizio e l’inosservanza di prescrizioni di servizio.

Il tenente colonnello, molto noto nel mondo del tiro, è stato condannato a 120 aliquote giornaliere di 200 franchi e a una multa di 2000. A tre coimputati la corte ha inflitto pene comprese tra 30 e 60 aliquote giornaliere. Tutte le sanzioni sono state pronunciate con la condizionale.

Il quinto accusato, un tenente colonnello di stato maggiore, è stato assolto da ogni imputazione. L’atto d’accusa gli contestava la mancanza di sorveglianza della munizione. Il tribunale lo ha comunque rimproverato per la “leggerezza” nello svolgimento del compito.

La sentenza odierna è verosimilmente solo un primo epilogo della vicenda, che risale agli anni 2008-2013 e che ha richiesto anni di istruttoria. Robert Assaël, legale di un aiutante, ha già annunciato il ricorso. Gli altri difensori, ma anche l’accusa, prima di pronunciarsi attendono le motivazioni scritte della sentenza.

Il quintetto era sospettato di aver utilizzato a proprio vantaggio munizioni e piazze di tiro dell’esercito in Romandia – in particolare una friburghese e una vodese – per offrirvi corsi di tiro tramite un’associazione privata. Questa attività avrebbe generato introiti di quasi 800’000 franchi.

Il tribunale militare ha considerevolmente relativizzato la portata dei delitti. Innanzitutto ha riconosciuto la competenza “eccezionale” e la “totale devozione per la sua missione” del principale imputato. Per la corte l’istruzione al tiro rappresenta “l’opera della sua vita”.

Il tribunale ha pure fatto notare che le attività dell’associazione non avvenivano in pieno segreto: la gerarchia era spesso al corrente. Nessuno ha agito “con astuzia”, ha detto il presidente, che ha invece criticato “il carattere lacunoso dei controlli di armasuisse”, l’Ufficio federale dell’armamento.

La corte ha tuttavia criticato quattro accusati per la pessima gestione delle munizioni: il quartetto considerava infatti come utilizzate anche quelle che in realtà non lo erano. I documenti prodotti dagli imputati in questo ambito sono quindi falsi.

Il tribunale ha considerato che questa pratica giustifica una condanna penale e non solo una sanzione amministrativa. Una cosa del genere non sarebbe “mai stata accettata in un servizio di milizia”, ha affermato il presidente del tribunale dicendosi “scioccato per le libertà prese nei confronti delle regole e delle procedure”.

Dopo i dibattimenti, Jacques Piller, avvocato del principale accusato, ha espresso soddisfazione per il fatto che “accuse sproporzionate e infamanti siano state ridotte a nulla”, ma si è detto “sorpreso” per la severità della pena.

Gli uditori – omologhi dei pubblici ministeri nella giustizia militare – hanno apprezzato il riconoscimento di colpevolezza per quattro dei cinque accusati. Sono invece meno soddisfatti dai capi d’imputazione riconosciuti dalla corte.

Durante il dibattimento non si è discusso di un rapporto del 2014 della polizia militare rivelato ieri sera dalla televisione romanda RTS. Il documento evoca in particolare uno scambio di armi svizzere non dichiarate tra singole persone. Perquisizioni effettuate in vari cantoni avevano condotto al sequestro di 325 armi, di cui 157 assenti nei vari registri ufficiali.

Presso il principale imputato sono state rinvenute 90 armi non dichiarate, di cui cinque figuravano nel registro di quelle ricercate dalla polizia. Presso un secondo accusato sono state rintracciate 25 armi assenti dai registri. Gli inquirenti avevano pure determinato che a un cittadino francese era stato dato un fucile d’assalto dell’esercito svizzero, ha reso noto RTS facendo riferimento al rapporto.

Tobias Kühne, responsabile della comunicazione presso la giustizia militare, ha precisato all’ats che il documento era un rapporto preliminare della polizia militare. Dato che la maggior parte delle armi ivi censite era civile, il dossier è stato trasmesso alle autorità civili di vari cantoni romandi.

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