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Aste: Sotheby’s vende ortaggi rari

(Keystone-ATS) WASHINGTON – Ortaggi in vendita, non nei normali mercati rionali, ma nell’elegante showroom di Sotheby’s a Manhattan. In più, a 1000 dollari, cioè 1280 euro a cassetta. Attenzione, però. All’asta, il prossimo 23 settembre, non andranno i soliti prodotti della terra, ma vegetali molto particolari, come l’arancia turca che sembra un pomodoro o la zucca rosa a forma di banana.
Nessuno di loro è frutto di incroci genetici. Nessun ogm, al contrario. Si tratta di prodotti la cui coltivazione strettamente biologica è stata però abbandonata negli anni o non è conveniente dal punto di vista economico. O semplicemente ortaggi rari e poco conosciuti al grande pubblico.
Sotheby’s ha intitolato questa asta “L’arte del coltivare”, chiamando a raccolta tutti le piccole aziende che si occupano di difendere questi prodotti esclusi dalla grande distribuzione, ma dal gusto imbattibile. È la prima volta nella sua storia, sottolinea il “Wall Street Journal”, che una casa d’asta così autorevole offre ai suoi facoltosi clienti zucche, carote e melanzane, invece dei soliti quadri, gioielli o cimeli vari.
I proventi della vendita andranno in beneficenza a GrowNYC, un progetto di sviluppo che punta ad aiutare gli immigrati a diventare agricoltori, e al Sylvia Center, un programma per insegnare ai bambini a mangiare sano. In America lo chiamano ‘locavorism’, un neologismo per indicare il movimento che spinge a mangiare prodotti naturali coltivati localmente, secondo i principi della sostenibilità ambientale. E il fatto che anche Sotheby’s si sia accorto di questa tendenza, indica chiaramente quanto il fenomeno dell’agricoltura biologica stia crescendo negli States.
L’asta inaugura la ‘Eat Drink Local week’, come dire la settimana del mangiare e del bere locale, che prevede una serie di iniziative in tutto lo stato di New York dal 26 settembre al 6 ottobre. “Con questa asta – ironizza il direttore del Marketing di Sotheby’s – non abbiamo deciso di entrare in un nuovo mercato, quello ortofrutticolo. Volevamo solo far crescere la sensibilità attorno al valore del mangiare bene e contemporaneamente aiutale le ditte locali a far conoscere i loro prodotti”.

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