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Autorità di tutela: città svizzere contro ritorno a vecchio sistema

(Keystone-ATS) L’Unione delle città svizzere (UCS) è contraria ad un ritorno al vecchio sistema delle autorità di tutela. Dopo le critiche sollevate da più parti in relazione al dramma familiare di Flaach (ZH), l’organizzazione dei comuni urbani ritiene che in questo campo le competenze debbano essere affidate ad “autorità specializzate” come lo è l’Autorità di protezione dei minori e degli adulti (AMPA).

In una nota diffusa oggi, l’UCS “considera tuttora sensata la decisione di sostituire le vecchie autorità di milizia con delle istanze di professionisti”. Questo perché la protezione dei bambini è “un campo particolarmente sensibile e molto complesso”.

L’organizzazione ricorda che “diverse città avevano deciso di professionalizzare le loro autorità di tutela già prima della revisione” del diritto tutorio entrata in vigore all’inizio del 2013. “Nel complesso le nuove autorità funzionano bene”, scrive ancora l’UCS.

Sulla base dei recenti dibattiti sull’argomento, l’Unione delle città riconosce la necessità di “esaminare in quali comuni e in quali cantoni esista una necessità di ottimizzazione”, ad esempio per quel che riguarda “la collaborazione fra le autorità di protezione e i comuni”.

L’organizzazione delle città avverte infine di voler procedere “con prudenza e seguendo le abituali procedure politiche” nei casi in cui dei cambiamenti fossero ritenuti necessari.

Sempre oggi, l’UDC del canton Zurigo ha convocato una conferenza stampa nella quale ha paragonato l’AMPA ad “un’autorità della Stasi” (la polizia politica dell’ex Germania dell’Est) e ha chiesto che le competenze in materia di tutele ritornino ai comuni.

Il partito ha anche chiesto l’apertura di un’inchiesta amministrativa e di un’inchiesta penale sull’AMPA di Winterthur-Andelfingen: l’autorità che ha tolto l’autorità parentale alla donna di 27 anni che la sera del primo gennaio ha ucciso i suoi due bimbi di 2 e 5 anni a Flaach.

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