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AVS: grosse divergenze su Previdenza 2020

La commissione del Nazionale diverge dal Consiglio degli Stati sui 70 franchi in più Keystone/MICHAEL KUPFERSCHMIDT sda-ats

(Keystone-ATS) Si annuncia più che vivace il dibattito che si terrà l’ultima settimana della sessione autunnale al Consiglio nazionale sulla riforma Previdenza 2020.

Notevoli sono infatti le differenze con gli Stati uscite dalle deliberazioni in seno alla Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (CSSS-N).

Oltre a non volerne sapere di un aumento delle rendite AVS di 70 franchi, la CSSS-N non esclude un incremento a 67 anni dell’età di pensionamento dopo il 2030 qualora la copertura del Fondo AVS dovesse scendere sotto l’80%.

Come indicato oggi in conferenza stampa dallo stesso presidente della commissione, Ignazio Cassis (PLR/TI), si “tratta di un risultato intermedio” non definitivo. “La riforma non è ancora matura”, ha aggiunto il consigliere nazionale ticinese.

I due rami del parlamento avranno ancora molto lavoro da fare per smussare le divergenze su questa riforma che prevede la modifica di ben 15 leggi (approvate al voto finale con 10 voti a 7 e 8 astenuti) e della Costituzione (10 voti a 0 e 15 astenuti) in relazione al previsto aumento dell’Iva per sostenere l’AVS e forse anche dell’età di pensionamento.

Sia come sia, la riforma Previdenza 2020 è giudicata necessaria. Come ricordato da Cassis, l’allungamento della speranza di vita, l’arrivo all’età di pensionamento della generazione del baby boom e la debolezza dei mercati finanziari rende ineludibile correre ai ripari per evitare i tanto temuti ammanchi che potrebbero verificarsi nel prossimo decennio.

Età di pensionamento flessibile

Al pari degli Stati, anche la CSSS-N è d’accordo sul fatto che uomini e donne debbano poter riscuotere anticipatamente a partire dai 62 anni tutta o parte della loro rendita di vecchiaia oppure posticipare la riscossione fino all’età di 70 anni.

Per quanto attiene alla lavoratrici, l’età di pensionamento delle donne deve essere portata da 64 a 65 anni in quattro tappe. Questa misura sgrava l’AVS di 1,2 miliardi di franchi e nel contempo genera un aumento delle entrate pari a 110 milioni di franchi.

Iva, ok aumento, ma inferiore a Stati

La Commissione vuole aumentare l’IVA (contrariamente al Consiglio federale e al Consiglio degli Stati) per il momento solo di 0,6 punti percentuali (ciò corrisponde a un incremento delle entrate pari a 2,1 miliardi di franchi). Questi proventi dell’IVA destinati a garantire l’AVS devono essere interamente accreditati al Fondo AVS. Gli Stati volevano un aumento più importante, ma in ogni caso inferiore all’1,5% chiesto nel progetto del Consiglio federale.

No aumento rendite AVS

Altra divergenza maggiore con la versione degli Stati riguarda l’aumento delle rendite AVS di 70 franchi e l’idea di portare al 155% (oggi 150%) il tetto massimo della rendita AVS per i coniugi quale compensazione per l’aumento dell’età pensionabile delle donne e per l’abbassamento dal 6,8% al 6% del “tasso di conversione” applicato agli averi del Secondo pilastro.

Su questo punto la CSSS-N si è detta contraria (13 voti a 12) alla soluzione dei “senatori”. Queste due misure, ha dichiarato Cassis, sono state considerate inadeguate dal profilo della politica sociale; costerebbero 1,4 miliardi di franchi che il Consiglio degli Stati vorrebbe finanziare con un aumento delle trattenute salariali a favore dell’AVS.

Età pensionabile a 67 anni?

Tra le divergenze di peso con gli Stati che faranno discutere figura la proposta della CSSS-N di un possibile aumento scaglionato dell’età pensionabile AVS a 67 anni qualora il Fondo AVS dovesse scendere sotto il livello delle uscite annuali.

In questo caso, nelle intenzioni della CSSS-N il Consiglio federale dovrebbe immediatamente sottoporre al Parlamento un proposta di risanamento. Se la via politica dovesse fallire, scatterebbe una misura di stabilizzazione automatica che dovrebbe consentire all’AVS di continuare a pagare le rendite per intero

Insomma, se il Fondo AVS dovesse scendere al di sotto dell’80% delle uscite di un anno, l’età di riferimento verrebbe aumentata di al massimo 4 mesi all’anno fino a 67 anni; nel contempo l’IVA verrebbe innalzata di al massimo lo 0,4% (13 voti contro 12). Secondo la CSSS-N, se la politica non dovesse riuscire a mettersi d’accordo, la misura automatica diventerebbe efficace probabilmente nel 2035.

Casse pensioni, ridurre tasso conversione

Al pari degli Stati, la CSSS-N si è detta d’accordo con la riduzione dell’aliquota minima di conversione per le rendite del II pilastro dal 6,8% al 6% in considerazione dell’accresciuta speranza di vita e dei bassi rendimenti di capitale.

Senza misure di compensazione il rendimento della cassa pensione passerebbe così da 6800 a 6000 franchi all’anno per 100 mila franchi di capitale risparmiato (14 voti a 6).

II Pilastro, misure per preservare rendite

Per mantenere la rendita su livelli comparabili, la maggioranza della CSSS-N ha predisposto quanto segue: chi, all’entrata in vigore della riforma nel 2018, avrà compiuto 50 anni dovrebbe ricevere le medesime prestazioni previste dal diritto vigente (15 voti a 10).

Inoltre, il processo di risparmio dovrebbe essere anticipato al 18esimo anno di età e le aliquote per gli accrediti di vecchiaia aumentate fra i 25 e i 44 anni. Le aliquote non dovrebbero più aumentare dopo i 45 anni così da rendere più attrattivi i lavoratori “anziani” sul mercato del lavoro (13 voti a 12).

La deduzione di coordinamento dovrebbe essere ridotta a 21’150 franchi (17 voti contro 8) e modulata anche in base al grado di occupazione (17 voti a 8). Chi lavora a tempo parziale riceverebbe così una rendita più alta. Tale misure dovrebbe avvantaggiare soprattutto le donne.

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