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Azerbaigian: marce e arresti, Eurovision in mano clan Aliev

(Keystone-ATS) Doveva essere una vetrina per rilanciare in eurovisione, davanti a 125 milioni di telespettatori, una nuova immagine dell’Azerbaigian e del suo autoritario presidente Ilham Aliev, ma la 57esima edizione dell’Eurovision song contest si sta trasformando in un palcoscenico per denunciare crimini e misfatti del clan al potere, dai diritti umani negati alla gestione tutta familiare degli affari.

Presidente del comitato organizzatore dello show è la bellissima moglie del presidente, Mehriban Alieva, mentre Emin Agalarov, noto più per essere suo genero che un cantante di fama, interpreterà una canzone durante la finale di domani, quando si affronteranno 26 concorrenti, tra cui la cantante italiana emergente Nina Zilli ma non i ticinesi Sinplus (diretta su RSIla1). Khadija Ismayilova, giornalista di radio Liberty, una radio Usa con base a Praga, ha denunciato le implicazioni finanziarie della famiglia Aliev nella costruzione dell’immensa arena del Crystal Hall da 23 mila posti in riva al Mar Caspio, realizzata da una ditta tedesca a tempo di record per una cifra sconosciuta, previ espropri e demolizioni nel cuore della città. Dopo la sua denuncia su internet è circolato un video nel quale è stata ripresa a sua insaputa in momenti intimi, offrendo ai media pubblici azeri il pretesto per attaccare i suoi costumi “dissoluti”.

In totale sono stati spesi 60 milioni di dollari per ospitare l’Eurovision, cui Baku aveva diritto dopo aver vinto la precedente edizione. Ma per la prima volta il festival viene utilizzato anche per denunciare i problemi legati ai diritti umani in un Paese considerato da Amnesty International tra i più oppressivi del mondo, con 17 prigionieri politici in galera, repressione della libertà di stampa e arresti per chiunque critichi il clan Aliev, al potere dal 1991 (nel 2003 Ilham è subentrato al padre Heydar).

Motore della protesta “Cantare per la democrazia”, un movimento lanciato da militanti e giornalisti per far conoscere alla comunità internazionale la situazione dei diritti civili in questo Paese di 9 milioni di abitanti, ricco di idrocarburi e aperto agli investitori occidentali.

I suoi sostenitori hanno organizzato delle “passeggiate” di protesta a Baku, emulando quelle dei manifestanti russi, ma ieri la polizia ha arrestato una ventina di persone, poi rilasciate (otto sono stati multati). Rasul Jafarov, 27 anni, direttore del movimento, ha chiesto alla cantante svedese Loreen, una delle favorite, di parlare dei diritti umani quando salirà sul palco domani per interpretare la sua canzone “Euforia”: Lei non ha voluto commentare, ma facesse uno strappo al protocollo sarebbe un brutto colpo per Aliev e la sua famiglia.

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