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BE: 2400 armi e 53 casse munizioni in casa, a processo

A processo per 2400 armi KEYSTONE/APA/LPD WIEN sda-ats

(Keystone-ATS) Gli avevano trovato in casa 2400 armi, 53 casse di munizioni e 400 chili di esplosivi. Un 71enne è processato oggi a Thun per ripetuta violazione della legge federale sulle armi e di quella sugli esplosivi. La sentenza è attesa nel tardo pomeriggio.

Al processo si è giunti perché l’uomo ha contestato un decreto d’accusa con il quale un procuratore lo aveva condannato nell’agosto 2015 a una pena pecuniaria di 6300 franchi sospesa con la condizionale e ad una multa di 1400 franchi.

Il 27 ottobre 2014 la polizia aveva trovato nella sua casa di Unterseen, presso Interlaken (BE), un vero e proprio arsenale. Le operazioni di messa in sicurezza di armi ed esplosivi erano durate diversi giorni ed era stato necessario delimitare l’area attorno all’abitazione.

L’uomo, originario della zona e allora titolare di una impresa edile, era stato brevemente arrestato. Non tuttavia per un qualche reato commesso con le armi, ma semplicemente perché non aveva rispettato i termini per controlli e le norme di sicurezza e perché non aveva fornito la necessaria documentazione.

Stamane l’imputato, che vive attualmente all’estero, è comparso in aula con il suo avvocato per essere interrogato da una giudice unica del Tribunale regionale dell’Oberland bernese. Il pensionato ha detto di essere un collezionista di armi per hobby e di non aver mai trafficato in questo ramo. Ha certo venduto armi, ma solo tramite passaparola da persona a persona. Casa sua non era un negozio d’armi.

“Non sono mai stato Kashoggi, ha dichiarato alla giudice, riferendosi all’l’imprenditore Adnan Kashoggi, miliardario saudita sospettato di aver lavorato con la CIA nel cosiddetto Irangate, lo scandalo che nel 1985-1986 coinvolse vari alti funzionari e militari dell’allora amministrazione di Ronald Reagan, accusati di traffico illegale di armi con l’Iran e finanziamenti occulti all’opposizione dei controrivoluzionari (“contras”) al governo sandinista del Nicaragua.

L’uomo si è lamentato più volte, tramite media, dell’intervento della polizia, e si è definito una vittima. “La casa è recintata, le armi non escono da sole, e io non le porto fuori”, aveva dichiarato a “Telebärn”, ed era arrivato con le sue lamentele fino al Tribunale federale. La suprema corte aveva però respinto il suo ricorso con una sentenza pubblicata nel febbraio 2016.

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