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BNS: Jordan, franco troppo forte, pronti a misure non convenzionali

Thomas Jordan (foto d'archivio) /KEYSTONE/LUKAS LEHMANN sda-ats

(Keystone-ATS) Il franco svizzero rimane tuttora sopravvalutato e la Banca nazionale (BNS) è pronta se necessario ad adottare misure non convenzionali per salvaguardare l’interesse della nazione.

Lo ha detto il presidente della direzione generale della BNS Thomas Jordan nel suo discorso all’assemblea generale dell’istituto tenutasi a Zurigo.

Jordan ha promesso che la banca impiegherà tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine. “Anche noi siamo ricorsi a mezzi non convenzionali e non esiteremo a ricorrervi ancora, se questo sarà nell’interesse generale del paese”, ha sottolineato l’economista.

“Anche se ci siamo già spinti molto avanti con gli interessi negativi e con la nostra disponibilità a interventi, rimane ancora un margine di manovra che, se necessario, potremo sfruttare”.

Secondo Jordan la valuta elvetica rimane ancora troppo forte nei confronti dell’euro, oggi scambiato a circa 1,0950 franchi. A suo avviso questo è dovuto alla debolezza della moneta dell’Eurozona.

Il presidente della BNS ha ricordato anche come l’abolizione del cambio minimo avesse fatto emergere timori di una recessione in Svizzera. Invece il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,9% nel 2015, una crescita secondo Jordan certo non vigorosa, ma che rappresenta un segnale favorevole. Per quest’anno la BNS si aspetta una progressione compresa fra l’1% e l’1,5% e un’inflazione allo 0,8%.

Nel suo intervento Jordan ha argomentato anche contro l’idea di un fondo sovrano, che a suo dire va scartata perché ridurrebbe drasticamente il margine di manovra della BNS, e contro l’iniziativa moneta intera: anche questa proposta minaccerebbe l’indipendenza della banca centrale.

Da parte sua il presidente del consiglio di banca Jean Studer si è concentrato sui suggerimenti di riforma della BNS di cui si dibatte nel paese. A suo avviso ampliare il mandato dell’istituto, inserendo fra gli obblighi anche la salvaguardia dell’impiego e della stabilità di cambio, significherebbe andare contro la realtà, senza portare miglioramenti tangibili rispetto alla situazione attuale. Le decisioni della banca tengono infatti già conto degli aspetti indicati: precisare le competenze ridurrebbe la flessibilità della politica monetaria.

Studer si è opposto anche a un allargamento della direzione generale, attualmente composta da tre membri: già oggi le riunioni decisive inglobano anche i membri supplenti e altre persone chiave della BNS. Inoltre ampliare il consesso comporterebbe il rischio di vedere gruppi di interesse cercare di piazzare propri rappresentanti nell’organismo.

L’ex consigliere di stato socialista neocastellano è pure contrario alla pubblicazione dei verbali delle riunioni. La trasparenza è certo importante, ma vi sarebbe il pericolo che i membri della direzione rinuncerebbero ad affrontare soggetti troppo delicati e ad affrontare dibattiti di fondo. La pubblicazione sarebbe inoltre contraria allo spirito di collegialità coltivato in Svizzera.

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