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Boko Haram: forza regionale africana, da Merkel sì a fondi UE

(Keystone-ATS) Contro i Boko Haram nigeriani comincia a muoversi l’Africa, che pensa a una forza regionale, e dall’Europa potrebbero arrivare finanziamenti a sostegno di un intervento militare. Angela Merkel è pronta a sondare l’Ue alla ricerca di fondi ma esclude l’aiuto sul campo.

Il punto, su una situazione che è abbondantemente sfuggita di mano e minaccia sempre più i vicini, come il Camerun, il Ciad, il Niger, lo hanno fatto oggi a Berlino la cancelliera tedesca e il presidente del Ghana, John Mahama.

Dopo anni di stragi da parte dei fondamentalisti islamici nel nord-est della Nigeria e il fallimento delle autorità di Abuja nel contrasto al terrorismo, i Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas-Cedeao) – di cui fa parte la stessa Nigeria e di cui è presidente proprio Mahama – hanno deciso di proporre all’Unione africana la creazione di una missione interafricana di sicurezza. L’urgenza è evidente ma i tempi inevitabilmente lunghi, e i fondi sono cruciali.

“Truppe del genere devono anche essere finanziate in modo sostenibile e parleremo con l’Ue, per sapere quali possibilità ci siano di finanziamento nell’ambito della partnership fra Ue e Unione africana”, ha affermato Merkel in una conferenza stampa congiunta con il presidente del Ghana, precisando di non vedere però “la necessità di reclamare truppe europee”.

I Boko Haram di Abubakar Shekau sembrano inarrestabili. Ai primi di gennaio la peggiore strage di sempre: 2000 morti a Baga, nel nord della Nigeria. Ieri lo sconfinamento e l’attacco a Badass, villaggio nel nord del Camerun a 250 chilometri dal confine nigeriano, dove i terroristi islamici hanno rapito tra le 60 e le 80 persone, moltissimi i bambini.

Già nei giorni scorsi il Ciad aveva annunciato l’invio di un contingente militare a sostegno di Yaoundé: la prime truppe sono arrivate ieri e oggi l’esercito camerunese è riuscito a liberare alcune decine di ostaggi, mentre vanno avanti i pattugliamenti congiunti lungo le sponde del lago Ciad.

E mentre il presidente nigeriano, il cristiano Goodluck Jonathan, pensa alle prossime elezioni di metà febbraio, scende in campo il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja. “È terribile che il nostro presidente e tutti coloro che ci governano riescano a fare sonni tranquilli” e “a vivere come se non fosse accaduto nulla”, attacca il prelato ai microfoni di Radio Vaticana. “Questa è un’incapacità colpevole”, aggiunge, “non mi sembra che ci sia stata una mobilitazione totale di tutte le forze politiche del nostro Paese. Se ci fosse questo, non ci servirebbe nemmeno il sostegno dall’estero”.

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