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Brexit, l’UE accelera l’uscita, Londra via subito

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker oggi a Bruxelles. KEYSTONE/AP/THIERRY MONASSE sda-ats

(Keystone-ATS) L’Europa perde il primo pezzo e mentre le sue Borse in un giorno bruciano 637 miliardi, si prepara ad un futuro che oggi appare incerto come mai in 70 anni.

“Non nascondo che il momento è politicamente drammatico”, ammette il presidente del Consiglio Donald Tusk quando non c’è più alcun dubbio sullo scioccante esito del referendum che cambia la storia della Ue.

“Il popolo britannico ha scelto, noi rispettiamo la decisione, ora si volta pagina”, dice l’italiano Matteo Renzi assicurando che “l’Europa è la casa nostra, dei nostri figli e nipoti”. Ma si dice anche convinto che “la casa va ristrutturata”.

Intanto il Parlamento europeo è in prima fila nel chiedere che non si facciano altri sconti e non siano concesse dilazioni al Regno spezzato da David Cameron, Boris Johnson e Nigel Farage. L’Eurocamera ipotizza perfino una revisione dei Trattati per bloccare sul nascere l’effetto domino. Ma non ce ne sono le condizioni politiche: col referendum costituzionale in arrivo in Italia, le elezioni in Francia e Germania nel 2017, all’orizzonte ci sono almeno due anni di negoziato con Londra e nessuna certezza, se non quella che si cercherà di limitare i danni.

E dalla Germania trapela il ‘piano B’ del ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble: offrire al Regno Unito un accordo di associazione doganale simile a quello in vigore dal 1963 con la Turchia, escludendo però quelle ipotesi di integrazione in senso federalista vagheggiate da popolari, socialisti e liberali al Parlamento e che comporterebbero eurobond o una garanzia comune dei depositi bancari. Anzi, secondo il documento, Berlino si dovrebbe preparare a resistere all’offensiva che “Commissione europea, Francia e Italia” potrebbero lanciare “sfruttando l’insicurezza del momento”.

Mentre i mercati mondiali crollano e gli euroscettici esultano, la Ue cerca una via d’uscita. Rimettere nella lampada “il genio dell’ euroscetticismo” che Nigel Farage si vanta di aver liberato sarà però più difficile che mai. Per limitare lo choc, già all’alba sono partite le prime frenetiche consultazioni tra le cancellerie e Bruxelles.

Poi è stata la volta della riunione dei capigruppo del Parlamento europeo, seguita dal summit di crisi nell’ufficio di Jean Claude Juncker con Tusk, Martin Schulz ed il premier olandese Mark Rutte detentore della presidenza di turno. Intanto a Lussemburgo per quella che doveva essere una ordinaria riunione del Consiglio Affari Generali, sono volati i ministri degli esteri.

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