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Brexit: linea dura Juncker, Barnier tratterà con GB

Michel Barnier KEYSTONE/EPA/JULIEN WARNAND sda-ats

(Keystone-ATS) Sarà Michel Barnier, ex vicepresidente della Commissione europea per il mercato unico negli anni della crisi, a trattare dal primo ottobre prossimo con Londra, a nome dell’esecutivo europeo, le condizioni per l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.

La scelta è stata annunciata oggi dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il quale ha sottolineato la necessità di affidare un “lavoro difficile” a un “politico esperto” che è anche un “abile negoziatore con grande esperienza nei settori che saranno maggiormente toccati dalla trattative”.

Ma l’arrivo di Barnier ha anche una forte valenza politica che conferma quanto sarà complesso il negoziato che deve ancora partire. Innanzi tutto, l’ex ministro condensa in sé la linea dura sulla Brexit assunta sia da Parigi e che da Bruxelles per arrivare a quello che Juncker ha già definito “divorzio non consensuale”.

Ne è riprova la malcelata freddezza con cui il governo inglese ha accolto la sua nomina. Senza mai citarlo per nome, Londra si è limitata a osservare, per circoscriverne il ruolo, che il capo negoziatore della Commissione – già inviso alla City per le regole imposte dopo la crisi finanziaria – lavorerà insieme ai rappresentanti degli Stati membri e del Consiglio per negoziare la Brexit.

Con la nomina odierna, Juncker ha scelto pure di fare una mossa importante nella partita apertasi con il Consiglio europeo sulla conduzione del negoziato dopo che il presidente permanente di questa istituzione, il polacco Donald Tusk, il 26 giugno scorso si era affrettato a nominare il ‘suo’ negoziatore, il giovane e rampante diplomatico belga, Didier Seeuws.

In ogni caso l’incarico affidato a Barnier, si osserva negli ambienti della Commissione, nulla toglie alle competenze degli altri commissari, e in particolare a quelle dell’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini. La quale interverrà durante il negoziato per le materie che rientrano nel suo portafoglio (sicurezza, difesa comune e la politica estera) e diventerà il principale interlocutore di Londra una volta che il Regno Unito sarà uscito definitivamente dall’Ue e assumerà quindi la veste di Paese terzo.

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