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Brexit: Schulz, possibile compromesso

(Keystone-ATS) Per Martin Schulz “è possibile” arrivare ad un accordo con la Gran Bretagna al vertice di febbraio.

Il presidente del Parlamento europeo dopo l’incontro con David Cameron si dice “ottimista” e lancia l’idea di un compromesso che permetta, non solo alla Gran Bretagna, di proteggersi dagli abusi del welfare che “al 98% non vengono dai lavoratori ma dalle imprese”.

Il socialdemocratico tedesco si dice d’accordo col premier britannico per le proposte di “meno burocrazia, più trasparenza, più efficacia, più democrazia” ricordando che sono “le stesse che ho fatto io in campagna elettorale”, ma avverte anche che “non c’è spazio per il doppio standard nell’accesso allo stato sociale”. “Una discriminazione, di qualsiasi tipo, è incompatibile con i nostri valori fondamentali” scandisce.

“Cameron ha chiesto il pieno appoggio del Parlamento europeo ed io ho risposto che il Parlamento è fortemente impegnato per mantenere la Gran Bretagna con tutti i mezzi nella Ue. Siamo profondamente convinti che sia la Ue, sia il Regno Unito siano più forti insieme che separati” aggiunge

Secondo il presidente del Parlamento, fattore chiave “sarà la buona volontà” dalle due parti, ma “sta soprattutto al governo britannico convincere gli elettori che l’accordo è buono”.

Poi Schulz sottolinea che “è possibile un compromesso” che garantisca da una parte ai paesi che non hanno l’euro di non essere discriminati, dall’altra dia all’eurozona la certezza “che un paese che non ne fa parte non potrà mettere il veto se vorrà approfondire l’integrazione”.

Una possibile soluzione sul nodo dell’accesso allo stato sociale, secondo Schulz, è su “un compromesso che sia compatibile con la regola fondamentale della non-discriminazione ma che permetta, non solo alla Gran Bretagna ma anche ad altri paesi, di proteggersi contro gli abusi”.

“Deve essere chiaro – conclude – che il 98% degli abusi non vengono dai lavoratori ma delle imprese che hanno grande interesse ad attirare i lavoratori con bassi salari sfruttando i sistemi sociali nei diversi stati membri”.

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