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BS: poliziotto spia turca, critiche rapporto a direzione polizia

La direzione della polizia cantonale di Basilea Città ha reagito in modo insufficiente alle informazioni dei servizi segreti sulle attività di spionaggio politico di un suo agente, secondo un rapporto d'inchiesta indipendente. KEYSTONE/GEORGIOS KEFALAS sda-ats

(Keystone-ATS) La direzione della polizia cantonale di Basilea Città ha reagito in modo insufficiente alle informazioni dei servizi segreti sulle attività di spionaggio politico di un suo agente per conto delle autorità turche.

A questa conclusione è giunto un professore zurighese incaricato di redigere un rapporto d’inchiesta indipendente.

L’agente basilese, accusato di aver trasmesso illegalmente ad Ankara informazioni riguardanti oppositori turchi residenti in Svizzera che si era procurato consultando gli archivi informatici della polizia, è stato fermato a fine aprile su ordine del Ministero pubblico e poi subito rilasciato.

Secondo quanto indica oggi in una nota il Dipartimento della sicurezza (JSD) cantonale, il professore zurighese di diritto pubblico Felix Uhlmann, nel suo rapporto d’inchiesta, è giunto alla conclusione che la direzione della polizia ha certo riconosciuto la necessità di intervenire. Ha tuttavia “probabilmente sottovalutato” la portata delle informazioni trasmessegli dai servizi segreti e ha omesso di risolvere di conseguenza i problemi di protezione dei dati che ostacolavano questo intervento.

L’agente in questione – non è stato precisato se tuttora cittadino turco o naturalizzato (a Basilea il corpo di polizia è aperto anche agli stranieri domiciliati) – lavorava nel servizio stradale come “assistente di sicurezza” senza arma. Già nell’estate 2016 era finito nel mirino dei servizi di intelligence del Cantone e della Confederazione per attività in internet a favore di Ankara. In quell’occasione si era rinunciato tuttavia ad approfondire le indagini e ad applicare misure disciplinari.

Allora non c’erano ancora indizi sufficienti per presumere un’attività di spionaggio. I servizi segreti hanno nondimeno informato la direzione della polizia basilese. Questa ha allora proceduto a “un’ampia analisi”, ma ha rinunciato, sulla base dei fatti e della situazione giuridica, a ulteriori chiarimenti e misure concrete.

Secondo il rapporto, gli sforzi della polizia cantonale, nell’autunno 2016, di verificare tutti gli accessi effettuati dall’agente alla banca dati informatica sono falliti di fronte agli ostacoli giuridici posti in materia di protezione dei dati.

Il servizio di intelligence cantonale KND aveva d’altro canto espressamente chiesto alla direzione della polizia di rinunciare a una ramanzina preventiva alla presunta spia. Uhlmann critica ora il fatto che in nessun momento la direzione abbia messo in discussione questo “divieto di contatto”. Essa non ha neppure tentato – aggiunge – di risolvere i problemi di protezione dei dati coinvolgendo il preposto a tale protezione o il capo del Dipartimento di giustizia.

Nell’aprile 2017 la Procura basilese ha aperto un’inchiesta contro l’agente, dopo che la polizia cantonale, nel corso di ulteriori chiarimenti, era incappata in accessi da parte sua alla banca dati che “con alta verosimiglianza non erano in rapporto” con i suoi compiti professionali.

A indurre la polizia ai suddetti ulteriori chiarimenti interni erano state notizie di stampa sulla trasmissione alle autorità di Ankara di informazioni riguardanti turchi critici nei confronti del regime del presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo Uhlmann l’intervento di aprile sarebbe potuto avvenire prima, anche se un suo successo non era garantito.

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