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Bulgaria: si acuisce crisi politica, via tre ministri

Manifestanti davanti alla sede del governo a Sofia. Keystone/EPA/VASSIL DONEV sda-ats

(Keystone-ATS) Anche stasera, per il settimo giorno consecutivo, si sono radunati in piazza a Sofia e in altre città bulgare decine di migliaia di manifestanti per protestare contro “il modello oligarchico e mafioso del governo” conservatore del premier Boyko Borissov.

Nel tardo pomeriggio intanto Borissov, leader del partito Gerb, ha annunciato di aver chiesto le dimissioni di Vladislav Goranov, ministro delle finanze, di Mladen Marinov, ministro dell’interno e di Emil Karanikolov, ministro dell’economia, per dissipare i sospetti che i tre fossero manipolati dal Partito della minoranza turca (Dps) all’opposizione, e dal suo controverso esponente Delyan Peevski, ritenuto uno degli oligarchi bulgari. La notizia delle dimissioni è stata accolta con entusiasmo dai manifestanti che però hanno insistito per le dimissioni dell’intero esecutivo.

In un appello alla nazione, il presidente della repubblica Rumen Radev ha chiesto di nuovo le dimissioni di Borissov e del procuratore generale Ivan Ghescev. “L’intenzione del governo e del procuratore generale di sopravvivere e rimanere al potere con insinuazioni e intrighi, non serve ad altro che a prolungare la crisi”, ha detto Radev. A suo giudizio, “l’attuale modello oligarchico di esercitare il potere si è esaurito ed è stato respinto dal popolo”.

“Il restart del processo politico e la modernizzazione del nostro paese passeranno attraverso le dimissioni del governo e del procuratore generale, e con lo svolgimento di elezioni oneste”, ha aggiunto. Radev ha poi rilevato che “la protesta è a livello nazionale e riguarda tutte le età e tutte le categorie sociali”.

“La mobilitazione dei bulgari è un’espressione del consenso nazionale contro la mafia al potere, del coraggio di chiamare i problemi con i loro nomi reali, della determinazione a non tollerare più la corruzione sotto l’ombrello della Procura”, ha concluso il presidente.

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