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Burkhalter sul luogo dell’attentato a Ouagadougou

(Keystone-ATS) Il consigliere federale Didier Burkhalter, oggi a Ouagadougou (Burkina Faso), è stato su luogo dell’attentato che il 15 gennaio uccise 30 persone, tra cui due svizzeri. Nei colloqui politici Burkhalter ha parlato anche dell’oro della Valcambi di Balerna.

“È con emozione che siamo qui raccolti”, ha detto il capo delle diplomazia elvetica, esprimendo la “ferma volontà di non dimenticare” quell’attentato nel quale perirono anche “i nostri due compatrioti, i signori Rey e Lamon, giunti qui per aiutare e proseguire l’impegno in favore della gioventù, e prevenire la violenza”.

Quell’attentato provocò 30 morti e 71 feriti. Le due vittime elvetiche furono l’ex direttore della Posta Jean-Noël Rey e l’ex deputato vallesano Georgie Lamon.

Dopo la cerimonia – riferisce un comunicato del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) – Burkhalter ha incontrato il suo omologo Alpha Barry. Al centro del colloquio l’aiuto svizzero allo sviluppo e la cooperazione economica. I due hanno fatto il punto sulle relazioni bilaterali prima di discutere della situazione politica e della sicurezza in Burkina Faso e nella regione. Il consigliere federale ha poi compiuto una visita di cortesia al presidente Roch Marc Christian Kaboré.

Il consigliere federale ha in seguito potuto constatare il lavoro portato avanti dalla cooperazione svizzera: la Direzione della cooperazione e dello sviluppo (DSC) è molto attiva nel settore dell’educazione scolastica e della formazione professionale, sottolinea il DFAE.

Oro della Valcambi e bambini sfruttati

Un punto spinoso intacca i rapporti tra Berna e Ouagadougou. Lo scorso settembre la Dichiarazione di Berna ha accusato l’azienda ticinese Valcambi di raffinare l’oro estratto dalle miniere del Burkina Faso dove lavorano dei bambini. L’azienda in questione smentisce le accuse e dichiara di non ricevere neppure un grammo di quell’oro incriminato.

Burkhalter ha affrontato la tematica nei colloqui con Kaboré e Barry, precisa un portavoce del DFAE, e il consigliere federale ha chiesto che le condizioni di lavoro nel settore minerario siano migliorate. Ha quindi proposto che il Burkina Faso aderisca ai “Principi volontari sulla sicurezza e ai diritti dell’uomo”, un’iniziativa che si rivolge alle multinazionale dell’industria estrattiva.

Secondo l’ong Dichiarazione di Berna, nel 2015 sono state importate in Svizzera 7 tonnellate di oro provenienti dal Togo, paese africano che possiede rarissimi giacimenti ed è assolutamente incapace di fornire un tale quantitativo di metallo giallo.

Risalendo l’intera filiera di produzione, l’organizzazione terzomondista ha scoperto che l’oro proveniva dal vicino Burkina Faso, nelle cui miniere lavorano fra il 30 e il 50% di bambini. Questi ultimi ogni giorno rischiano la vita scendendo in pericolosi cunicoli poco ventilati, respirando sostanze tossiche che provocano gravi malattie.

L’oro verrebbe in seguito importato in Svizzera dal gruppo Ammar, in mano a una famiglia libanese, attraverso la sua filiale ginevrina MM Multitrade e termina alla raffineria Valcambi, leader mondiale nel settore.

Per il Burkina Faso, uno dei paesi più poveri del pianeta, questo contrabbando provoca importanti perdite fiscali, stimate dalla Dichiarazione di Berna in 6,5 milioni di franchi per il solo 2014.

Domani Burkhalter sarà in Nigeria, dove incontrerà il presidente Muhammadu Buhari e il capo della diplomazia Geoffrey Onyeama. Principali temi dei colloqui: la restituzione degli averi illeciti, i rapporti economici, la sicurezza nella regione e l’impegno umanitario elvetico. La Svizzera ha già restituito alla Nigeria circa 450 milioni di franchi depositati nelle banche elvetiche dalla famiglia dell’ex dittatore Sani Abacha.

Sulla via del ritorno il capo del DFAE si fermerà mercoledì a Malta e in Slovacchia dove incontrerà i suoi omologhi George W. Vella e Miroslav Lajčák, per discussioni sui rapporti Svizzera-UE e sulla crisi dei migranti.

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