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Burro svizzero: mancano scorte, chieste altre importazioni

In Svizzera c'è il rischio di una carenza di burro entro fine anno, proprio nel periodo di produzione dei biscotti di Natale. KEYSTONE/CHRISTIAN SPRANG sda-ats

(Keystone-ATS) In Svizzera, nonostante le importazioni supplementari, c’è il rischio di una carenza di burro entro fine anno. L’industria intende quindi chiedere all’Ufficio federale dell’agricoltura di importare una seconda tranche di 1800 tonnellate dall’Unione Europea.

Ciò dovrebbe garantire una disponibilità sufficiente fino alla fine dell’anno, scrive oggi in un comunicato l’Interprofessione Latte. In Svizzera la produzione di burro è rimasta bassa, mentre il consumo si è mantenuto elevato, sottolinea IP Latte.

Già in aprile la Confederazione aveva aumentato su richiesta il contingente d’importazione di 1000 tonnellate, una quantità che corrisponde a circa il 2,3% del volume annuo di burro venduto in Svizzera.

Nel frattempo risulta che questa partita è insufficiente, scrive l’organizzazione di categoria, che fra i suoi membri conta una quarantina di associazioni regionali e nazionali di produttori e trasformatori di latte, nonché aziende del settore industriale e del commercio al dettaglio. Secondo le sue stesse informazioni, è giunta a questa conclusione dopo aver consultato i produttori di burro, quelli di latte e il commercio al dettaglio.

Questi, oltre a trattare sul volume dell’incremento dell’import, oggi si sono anche accordati per un compromesso nette attuali trattative sul prezzo del latte.

Le ridotte scorte di burro in Svizzera sono dovute tra l’altro alla produzione stabile di latte con un aumento parallelo di quella di formaggio. Inoltre durante la chiusura dovuta al nuovo coronavirus non c’è stato alcun turismo degli acquisti all’estero e la domanda locale di burro è aumentata.

Affinché la fornitura di burro sia assicurata durante tutto l’anno, l’industria considera di avere bisogno dalle 4000 alle 5000 tonnellate di burro immagazzinate negli impianti di surgelazione a metà anno. A metà luglio, però, c’erano solo circa 600 tonnellate.

Con le 1000 tonnellate di importazioni già approvate in aprile e le 900 convogliate in precedenza, l’industria stima il deficit per il 2020 a 1300 tonnellate. Ma, aggiunge l’associazione, bisogna prevedere un margine supplementare affinché i depositi non siano di nuovo vuoti dopo il periodo natalizio, tradizionalmente intenso per la cottura dei biscotti al burro.

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