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C’è l’accordo Merkel-Schulz, verso Grande Coalizione

Horst Seehofer, Angela Merkel e Martin Schulz possono sorridere KEYSTONE/EPA/HAYOUNG JEON sda-ats

(Keystone-ATS) Angela Merkel e Martin Schulz sono (quasi) salvi. Ci sono volute oltre 24 ore, ma alla fine l’accordo, stavolta, è arrivato.

E con un ritardo minimo rispetto alla tabella di marcia, dopo 5 giorni di colloqui, in mattinata a Berlino, i leader di Unione e Spd hanno annunciato di esser pronti a entrare nella fase delle consultazioni, per formare un governo insieme. Avversari che tornano amici, in un passaggio non proprio scontato, dopo il trauma segnato dal fallimento del tavolo Giamaica’.

Ma qui la posta in gioco era diversa: Merkel rischiava il posto, Schulz avrebbe visto finire la sua carriera politica. E ad approfittare di un eventuale pollice verso – era il timore diffuso – sarebbero stati solo i populisti di Afd, che avrebbero guadagnato consensi in un ipotetico ritorno al voto. La cancelliera, che ha affermato di “aver lavorato per ottenere un governo stabile”, ha già dettato i tempi: vuole finire entro martedì grasso, e quindi il 12 febbraio. Ma la parola definitiva spetta alla base dei socialdemocratici, che dovranno votare il documento emerso dal prenegoziato il 21 gennaio a Bonn.

Dalla maratona, Schulz è uscito raggiante: “abbiamo raggiunto un risultato eccezionale”, ha commentato ai giornalisti, asserendo di essersi imposto in circa 60 punti. Fra i suoi trofei, un cambiamento nel sistema di contribuzione per le casse sanitarie, la reintroduzione del ricongiungimento familiare per alcuni profughi, limitato a 1000 al mese, e una modifica strutturale dell’istruzione, competenza regionale, che vedrà una diversa partecipazione dello Stato in futuro.

C’è poi il finanziamento di diverse misure di carattere sociale, come la gratuità degli asili e l’aumento delle risorse mensili per chi ha figli. Si introduce, però, dall’altro lato, il numero di riferimento limite per l’ingresso dei migranti, tanto voluto dalla Csu, e non si alzerà l’ aliquota massima delle imposte.

Al momento i segnali dalla Willy Brandt Haus non sembrano negativi: il presidio del partito ha votato oggi a favore e con grande maggioranza – solo 6 contrari su 40 – per sedersi al tavolo delle trattative da cui verranno fuori un accordo i programma e un governo. E al di là della resistenza ostinata dei giovani socialdem, anche l’umore del partito sembra positivo, come emerso dalla riunione del gruppo parlamentare. La giornata segna un chiaro allentamento della tensione, e viene festeggiata da partner europei, e dall’euro, mai così forte da tre anni. Al di là della partita di politica interna, è proprio in Europa che potranno vedersi gli effetti di questa nuova alleanza, fortemente voluta da Emmanuel Macron.

Questa edizione della Grande coalizione tedesca potrà portare “più investimenti e un Europa più sociale”, ha detto ancora una volta a chiare lettere Andrea Nahles, l’energica capogruppo parlamentare, che ha anche annunciato un’offensiva sul lavoro.

Merkel dunque resiste al suo posto. E questo grazie all’ex presidente europeo, che in campagna elettorale, sfidandola, aveva assicurato che non sarebbe entrato in un suo governo. Oggi la porta per diventare ministro, invece, Schulz l’ha lasciata aperta: non lo esclude più. E un commento della Faz spiega come mai il leader che ha attribuito il crollo del partito al 20,5% il 24 settembre proprio all’abbraccio mortale con la cancelliera non sia più spaventato da un’alleanza del genere.

La fine dell’era Merkel è iniziata, è l’analisi, e il prossimo governo sarà “l’ultimo capitolo”. Questo fa intravvedere nuove prospettive al partito che da anni lotta per ritrovare un profilo chiaro e un candidato forte per riconquistare gli elettori.

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