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Calano consumi al ristorante, per Gastrosuisse situazione critica

(Keystone-ATS) Gli svizzeri spendono meno al ristorante e al bar: stando all’associazione di categoria GastroSuisse, nel 2015 sono stati consumati cibi e bevande fuori casa per 22,4 miliardi di franchi, l’1,1% in meno dell’anno prima. La situazione è critica, la politica si muova.

“Le conseguenze della forza del franco rendono la vita difficile all’industria alberghiera e della ristorazione, anche dopo più un anno dall’abolizione del corso minimo dell’euro”, ha spiegato il presidente di GastroSuisse Casimir Platzer in una conferenza stampa a Berna.

“Soprattutto nell’area alpina e rurale la situazione è molto critica”, aggiunge Platzer, citato in un comunicato. Contribuiscono ad aggravare ulteriormente questa situazione le distorsioni della concorrenza, un’enorme pressione sui costi e la preoccupazione riguardo al reclutamento di personale.

A causa degli alti costi del personale e dei prodotti i servizi nella ristorazione elvetica sono più cari rispetto ai paesi stranieri confinanti, ha ricordato Sascha Schwarzkopf, responsabile della politica economica di GastroSuisse. Per colpa del turismo gastronomico defluiscono ogni anno nei paesi stranieri vicini circa 4 miliardi di franchi svizzeri. Un fenomeno che si riscontra in particolare in cantoni di frontiera come Turgovia , Neuchâtel o Ticino.

A sud delle Alpi le conseguenze del turismo gastronomico e quello da shopping sono particolarmente allarmanti, ha affermato il presidente di GastroTicino Massimo Suter. “A partire dall’abolizione del corso minimo, le nostre offerte per i clienti della zona euro sono diventate immeritatamente più care fino al 20% in più”. Fra il 2014 e il 2015 i pernottamenti dei tedeschi sono scesi del 20%. Secondo Suter il settore punta quindi più che mai alla cura della clientela fissa, alla qualità e al carattere regionale delle offerte.

Per il presidente di GastroSuisse Platzer, la situazione globale del ramo è complessa e non vi sono ricette miracolose, ma l’entità del problema viene sottovalutata. “Non mi capacito di come la politica riesca a stare a guardare senza agire, laddove la domanda nelle regioni di montagna subisce un crollo del 40%”. Lo sviluppo in atto secondo Platzer tocca tutti i rami dell’economia dipendenti dal turismo: le valli sono minacciate dall’emigrazione e dallo spopolamento. Serve quindi la convocazione di un vertice politico al fine di incentivare il turismo nell’area alpina.

Un fattore che grava sulla competitività è rappresentato dall’elevato livello dei costi. A questo proposito l’organizzazione intende lanciare insieme ad altri organismi un’iniziativa popolare dal titolo “Stop all’isola degli alti prezzi – a favore di prezzi equi”, che punta ad impedire le eccessive maggiorazioni tariffarie che gravano non solo sugli imprenditori, ma anche sui consumatori.

GastroSuisse combatte anche contro “l’inutile burocrazia e l’eccessiva regolamentazione”. La vasta quantità di regolamenti è diventata un grande peso per le piccole e medie imprese. “Indebolisce la nostra competitività e frena la crescita. Di fronte a cotanta amministrazione, rimane sempre decisamente meno tempo per svolgere la nostra attività in qualità di strutture ospitanti”, ha affermato il vicepresidente di GastroSuisse Ernst Bachmann, attivo da quasi 50 anni nel ramo e presidente di GastroZürich. “Si ha certamente bisogno di regole e leggi, ma con buonsenso e moderazione.”

GastroSuisse intende promuovere inoltre ulteriormente la formazione e l’innovazione, fra l’altro lanciando un “premio per l’innovazione alberghiera” insieme alla Società svizzera di credito alberghiero (SCA). Il settore deve infatti essere in grado di riconoscere per tempo le nuove tendenze: l’hamburger è ormai parte della gastronomia di alta qualità, la gastronomia tradizionale offre anche il servizio take-away e il fastfood punta consapevolmente sul cibo slow, biologico e regionale, ha spiegato il presidente di GastroVaud Gilles Meystre.

Nel comparto alberghiero, un ruolo sempre più importante è svolto dalle piattaforme di prenotazione online: coloro che ricevono i clienti nelle loro strutture, però, pagano questi servizi con commissioni salate, le quali secondo GastroSuisse vanno dal 12% fino ad addirittura il 30% del fatturato.

Il direttore dell’organizzazione, Remo Fehlmann, critica il modo di agire a suo dire tentennante della della commissione per la concorrenza (COMCO): la Germania ha ad esempio provveduto a eliminare in toto la clausola del miglior prezzo pretesa da Booking.com. “Devono seguire ulteriori azioni da parte della COMCO: si chiede alla politica di ripristinare anche in Svizzera la libertà economica”, ha detto Fehlmann .

GastroSuisse ricorda che il settore alberghiero e della ristorazione svizzero, con circa 29’000 strutture, rappresenta un motore economico di rilevanza ed è fra i principali datori di lavoro del paese. Nel 2014, 209’920 persone hanno trovato un’occupazione nel ramo e sono stati formati 8476 apprendisti.

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