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Carter parla all’America, ho il cancro, sono nelle mani di Dio

(Keystone-ATS) “Sono nelle mani di Dio, preparato a tutto”. A novanta anni compiuti l’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, si mostra all’America e al mondo sereno e racconta, tappa dopo tappa, la sua malattia.

Da oggi si sottoporrà al primo ciclo di radioterapia per intervenire su quattro piccole presenze di melanoma al cervello.

Fin lì è arrivato il tumore, diagnosticato all’ex presidente democratico nei mesi scorsi e per il quale si è sottoposto ad intervento chirurgico il 3 agosto, prima di annunciare con un comunicato già il 12 agosto che sì, è stato colpito dal cancro. Ma che questo percorso doloroso lo avrebbe condiviso con la nazione in maniera così pubblica, aperta, non se lo aspettava nessuno.

Sebbene oggi chi lo conosce bene nota che lui è fatto così: “Probabilmente insolito per la gran parte degli ex presidenti, ma non per Jimmy Carter”, ha detto al New York Times Mark K. Updegrove, autore e biografo di presidenti, “Credo che sia stato sempre aperto e franco e ciò lo dimostra ulteriormente”.

La salute dei presidenti degli Stati Uniti è costantemente sotto scrutinio, un tema centrale fin da candidati. Da ex presidenti, tuttavia, è spesso rimasta una vicenda pubblica solo in parte: nel 1994 Ronald Reagan annunciò di avere l’Alzheimer con una lettera scritta a mano. Dopo la caduta qualche settimana fa in Maine dell’ex presidente George H. W. Bush è stato il suo portavoce a dare aggiornamenti sulle sue condizioni, via Twitter.

Jimmy Carter, franco e sereno, in giacca e jeans, per mezz’ora in conferenza stampa ad Atlanta e rispondendo alle domande dei giornalisti, alcuni palesemente toccati dal gesto, ha illustrato la sua malattia a partire dalla diagnosi di tumore che ha dapprima colpito il fegato. Ha ammesso che all’idea iniziale che il tumore fosse stato completamente rimosso con l’intervento si era sentito “sollevato”.

Subito poi l’indicazione delle metastasi al cervello: “Ho pensato di avere poche settimane”. E invece sembra proprio che la lotta cominci qui: l’ex presidente ridurrà drasticamente il suo impegno al Carter Center, lo ha detto lui stesso, ma non ha intenzione di ‘ritirarsi’: “Mi auguro di poter visitare il Nepal quest’anno come precedentemente previsto”, ha affermato.

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