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Caso Gheddafi: dopo quasi 20 mesi, soluzione in 48 ore?

(Keystone-ATS) BERNA – A quasi 20 mesi dallo scoppio della crisi, Svizzera e Libia starebbero sul punto di risolvere il loro delicato contenzioso. Il condizionale è d’obbligo. L’Europa, che in questi giorni ha cercato di fare da arbitro per non rimanere penalizzata dalle reciproche ritorsioni dei due paesi, si augura una soluzione entro 48 ore.
“Abbiamo lavorato bene”, ha commentato la consigliera federale Micheline Calmy-Rey dopo l’incontro in mattinata a Madrid con il ministro degli esteri libico Mousa Khousa e quello spagnolo Angel Moratinos, in qualità di presidente dell’UE. Tripoli insiste nel chiedere un’indagine sull’arresto del figlio del colonnello Gheddafi, Hannibal, nel luglio 2008 a Ginevra, e sulla pubblicazione delle foto segnaletiche sulla stampa elvetica.
Proprio oggi la Procura generale di Ginevra ha tenuto a far sapere che l’inchiesta penale è in corso e prosegue fino a quando non sarà stata individuata e processata la persona che dall’interno della polizia ha passato le foto ai giornali. L’arresto di Hannibal Gheddafi risale al 15 luglio 2008; le foto sono apparse il 4 settembre 2009, sulla “Tribune de Genève”. Il procuratore generale ha immediatamente aperto un procedimento penale affidandolo alla vice presidente del Collegio dei giudici istruttori.
Molto sollecitata dai media, la Procura ha emesso in comunicato in cui dichiara che la pubblicazione delle foto è un “comportamento inammissibile e costituisce una violazione del segreto di funzione”, represso dall’art. 320 del Codice penale svizzero.Moratinos: volontà di soluzione, ma rimangono difficoltà
Fra Libia e Svizzera “c’è la volontà di trovare una soluzione”, anche se “rimangono difficoltà”, ha commentato il ministro spagnolo Miguel Angel Moratinos, dopo gli incontri della mattinata.
In una breve conferenza stampa Moratinos ha detto di avere visto separatamente prima il ministro elvetico poi quello libico, e che quindi c’è stato “un incontro trilaterale” in cui “è stata constatata la volontà delle due parti di trovare una soluzione definitiva al contenzioso”. Ci sono stati “passi avanti”, ma, ha aggiunto Moratinos, “non vi nascondo le difficoltà, la situazione è difficile fra le autorità svizzere e libiche”.
Il contenzioso fra Berna e Tripoli ha toccato l’Ue negli ultimi giorni con la decisione di Berna di negare i visti d’ingresso in Svizzera a 188 personalità libiche, fra cui lo stesso Muammar Gheddafi, e la misura di ritorsione decisa da Tripoli.Calmy-Rey: vari colloqui in questi giorni
Calmy-Rey non è rimasta a Madrid, dove i colloqui sono continuati nel pomeriggio e in serata: è rientrata in Svizzera per partecipare a una conferenza internazionale a Interlaken, ma sul posto ci sono i negoziatori elvetici.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha fatto sapere che la ministra elvetica ha avuto in questi giorni diversi colloqui con alti rappresentanti dell’Unione Europa, ai quali ha spiegato che la Svizzera dallo scorso autunno ha reso più severe le norme per la concessione del visto ai cittadini libici. E ciò in considerazione del fatto che due svizzeri sono stati trattenuti per 52 giorni dalle autorità libiche e oggi, rifugiati nell’ambasciata elvetica a Tripoli, non possono ancora lasciare il paese.
Ma la Libia ha definito “bassezza politica” i visti negati. In dichiarazioni alla France Presse, il portavoce del governo di Tripoli, Mohamed Baayou, ha affermato che la lista “è volta a distrarre l’attenzione dall’accordo” firmato nell’agosto 2009 per risolvere la crisi, quando l’allora presidente della Confederazione Merz si recò in Libia. Quell’accordo, secondo i libici, contempla le scuse, l’indennizzo e il processo di coloro che hanno arrestato il figlio di Gheddafi.

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