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Centrale di ascolto a Ginevra: Svizzera protesti, dicono politici

(Keystone-ATS) La Svizzera consegni agli USA una nota di protesta: numerosi politici, sulle pagine del “Tages-Anzeiger”, hanno reagito in questo modo alla notizia, resa nota ieri dal settimanale tedesco “Der Spiegel”, secondo cui gli Stati Uniti dispongono, nella loro missione di Ginevra, di una “stazione di ascolto” in grado di intercettare le comunicazioni di cellulari e computer.

“Gli Stati uniti si permettono azioni che sono assolutamente inaccettabili”, ha detto all’ats Hannes German (UDC/SH), presidente della commissione della politica estera del Consiglio degli Stati. La Svizzera potrebbe convocare l’ambasciatore USA a Berna, ma si tratterebbe – ha aggiunto – di un gesto che ha solo valore simbolico. Altre forme di protesta sono quindi immaginabili, quali la sospensione dell’accordo fiscale FATCA, che di fatto elimina il segreto bancario per i cittadini USA che hanno conti bancari in Svizzera. La soluzione ideale sarebbe di intraprendere un’azione coordinata con quegli stati europei che come la Svizzera hanno sottoscritto una simile intesa.

Non tutti però sono d’accordo. Scettico in particolare il presidente del PLR Philipp Müller, secondo cui un passo del genere finirebbe col danneggiare la Svizzera. Un’azione “in solitaria” non ha senso: bisogna agire di concerto con gli altri stati colpiti dallo spionaggio americano. La questione bancaria, peraltro, non ha nulla a che vedere con i servizi segreti.

La notizia della “centrale d’ascolto” ginevrina non ha sorpreso gli esperti: da tempo è noto che gli USA si inseriscono abusivamente nei sistemi di telecomunicazione, ha commentato Albert Stahel, direttore dell’Istituto di studi strategici in un’intervista con la “Neue Luzerner Zeitung”. Secondo Stahel l’attuale tempesta politica è comunque destinata a calmarsi e “in seguito tutti continueranno a fare quello che hanno sempre fatto”.

Che Ginevra, sede di organizzazioni internazionali, fosse nel mirino dei servizi di spionaggio era stato rilevato anche in un rapporto del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC).

Albert Stahel afferma nell’intervista di dubitare che gli spioni americani capiscano lo svizzero tedesco. Al Consiglio federale consiglia quindi di discutere dei dossier più importanti utilizzando il dialetto altovallesano.

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