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CF: verso maggiore trasparenza nel commercio di oro

(Keystone-ATS) Dal 2014 sarà possibile determinare l’import ed export di oro per ogni singolo Paese. Lo ha deciso oggi il Consiglio federale che ha modificato la prassi attualmente in vigore in merito alla statistiche sul commercio del metallo giallo. Grazie a questo cambiamento, indica una nota odierna del Dipartimento federale delle finanze (DFF), la Confederazione si adegua agli standard internazionali in materia con cui si persegue una maggiore trasparenza in questo settore.

Dal gennaio 1981 l’Amministrazione federale delle dogane (AFD) si accontenta di comunicare la massa complessiva in entrata e in uscita dal Paese, senza disaggregare le quantità per regione. Da gennaio 2014, invece, le importazioni ed esportazioni di oro verranno integrate nella statistica sul commercio estero che indica i flussi Paese per Paese, come avveniva prima degli anni ’80.

Solo nel primo semestre 2013, secondo l’associazione del ramo World Gold Council, nel mondo sono state estratte 1’400 tonnellate di oro. Aggiungendo l’oro vecchio riciclato il totale della domanda sale a 2’050 tonnellate. In tale lasso di tempo in Svizzera sono state importate 1’600 tonnellate del prezioso metallo, secondo i dati dell’AFD. Le esportazioni hanno raggiunto le 1’500 tonnellate. Il 75-80% dell’oro oggetto del commercio mondiale transita fisicamente dalla Svizzera.

Vi sono ragioni storiche che spiegano l’assenza di statistiche dettagliate sul commercio di oro, metallo trasformato in Svizzera in barre, monete o in semilavorati destinati all’industria orologiera ed elettronica.

Stando a dichiarazioni della stessa AFD rilasciate all’ats nel settembre scorso, all’origine del cambiamento operato nelle statistiche nel 1981 figura la controversia tra il quotidiano economico londinese “Financial Times” e la piazza finanziaria elvetica. Il giornale britannico si era basato sulle statistiche svizzere per trarre conclusioni polemiche sulla prassi dell’Unione sovietica, del Sudafrica e dell’Iraq.

Le affermazioni avevano condotto le tre grandi banche svizzere di allora (Credito Svizzero, Unione delle Banche Svizzere e Società di Banca Svizzera) a temere il trasferimento di grossi clienti da Zurigo verso la piazza londinese, numero due del commercio mondiale fisico di oro. Nel 1968, Zurigo aveva scavalcato Londra in questo commercio parallelamente alla fondazione da parte delle tre grandi banche dell’organizzazione di acquisto Zurich Gold Pool.

Da qui la decisione del Consiglio federale di allora di cambiare il sistema di rilevamento dei flussi d’oro per proteggere la piazza finanziaria elvetica. Per la sinistra, i motivi del governo erano anche altri, ossia dissimulare il commercio d’oro col Sudafrica sotto il regime dell’apartheid.

Come indica il DFF nel suo comunicato odierno, il cambiamento deciso oggi risponde anche ad alcuni atti parlamentari. Già l’anno scorso, il Consigliere nazionale Cédric Wermuth (PS/AG) aveva presentato un’interpellanza in cui chiedeva al Consiglio federale di introdurre una statistica dettagliata e trasparente. Se le banche saranno obbligate a mostrarsi maggiormente trasparenti sul transito di oro potrebbero perdere alcune attività lucrative, aveva detto Wermuth.

Il consigliere nazionale si riferisce al commercio dell’oro proveniente da regioni in cui sono in corso conflitti armati o in cui i proventi della vendita del metallo prezioso prolungano la vita di regimi corrotti.

Lo scorso novembre, per esempio, una denuncia penale è stata inoltrata al Ministero pubblico della Confederazione contro la società Argor-Heraeus di Mendrisio, specializzata nella lavorazione dei metalli preziosi. L’impresa è sospettata dall'”associazione svizzera contro l’impunità” Trial di riciclaggio per aver raffinato oro che sarebbe stato depredato nella Repubblica democratica del Congo negli anni 2004-2005.

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