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CF: in febbraio si vota su discriminazione orientamento sessuale

Il Consiglio federale ha deciso che saranno due i temi sui quali i cittadini saranno chiamati a votare il 9 febbraio 2020. Immagine d'archivio. KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Il Consiglio federale ha deciso che saranno due i temi sui quali i cittadini saranno chiamati a votare il 9 febbraio 2020. Uno di questi riguarda la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

Il primo tema in votazione sarà l’iniziativa popolare denominata “Più abitazioni a prezzi accessibili”.

Il testo mira a cambiare l’articolo 108 della Costituzione federale in modo che la Confederazione, in collaborazione con i cantoni, promuova l’acquisto in proprietà di appartamenti e case per privati a pigione moderata e si adoperi per il sostegno di organizzazioni dedite alla costruzione di abitazioni a scopi d’utilità pubblica. In futuro, il 10% almeno delle abitazioni a livello nazionale dovrebbero essere di proprietà di simili enti.

Altro aspetto importante: l’autorità federale deve assicurare che i risanamenti non comportino “la perdita d’abitazioni a pigione moderata”.

Il secondo tema in votazione sarà la modifica del Codice penale e del Codice penale militare riguardante la discriminazione e l’incitamento all’odio basati sull’orientamento sessuale.

Lo scorso dicembre le Camere federali – dando seguito a un’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Mathias Reynard (PS/VS) – avevano deciso di sanzionare penalmente anche le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, modificando l’articolo 261bis del codice penale.

Quest’ultimo consente attualmente di punire esclusivamente la discriminazione di una persona per la sua razza, etnia o religione, ma non per il fatto di essere vittima di esternazioni omofobe.

Un comitato referendario – composto principalmente di politici dell’Unione democratica federale (UDF) – ha però raccolto le firme necessarie per il referendum. A suo dire, il popolo avrà in questo modo la possibilità di respingere alle urne “questa restrizione sproporzionata della libertà di espressione e di coscienza”.

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