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CF: prestazioni sicurezza all’estero, rimediare a vicenda Pilatus

Lo scorso mese di giugno il Dipartimento federale degli affari esteri ha ordinato a Pilatus di ritirare il suo personale dall'Arabia saudita, paese impegnato fra l'altro nella guerra in Yemen. KEYSTONE/URS FLUEELER sda-ats

(Keystone-ATS) Il Consiglio federale corre ai ripari dopo la vicenda relativa al costruttore di aerei Pilatus a cui aveva vietato le attività di manutenzione e addestramento in Arabia Saudita.

Nel frattempo il parlamento ha giudicato il provvedimento eccessivo e la giustizia archiviato un’inchiesta. Ora il governo intende eliminare quelli che definisce “problemi di coerenza” nelle norme vigenti.

Lo scorso mese di giugno il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) aveva ordinato alla dita di Stans (NW) di ritirare il suo personale dal paese arabo, impegnato fra l’altro nella guerra in Yemen. Un provvedimento contro il quale Pilatus aveva fatto ricorso e a cui era stato concesso l’effetto sospensivo, in settembre, da parte del Tribunale amministrativo federale (TAF).

Il DFAE aveva anche denunciato Pilatus per una presunta violazione della Legge federale sulle prestazioni di sicurezza private fornite all’estero (LPSP).

Questa norma, entrata in vigore nel settembre 2015, era stata voluta dal legislatore per regolamentare e controllare l’attività di società con domicilio in Svizzera che che offrono prestazioni militari all’estero. Le due Camere in dicembre hanno ritenuto che, con il divieto di attività imposto a Pilatus, il governo abbia interpretato in modo troppo restrittivo la LPSP e hanno accolto una mozione secondo cui i servizi relativi alle merci esportate devono continuare a essere consentiti fino a quando il TAF non si sarà pronunciato sul caso Pilatus o fino a quando il parlamento non avrà deciso una modifica del cosiddetto diritto mercenario.

Il Consiglio nazionale ha anche adottato un postulato che chiede una modifica della LPSP volta a migliorare la sicurezza giuridica per l’economia d’esportazione.

In novembre, reagendo alle decisioni delle commissioni preparatorie poi adottate nel plenum, il Consiglio federale non era entrato nel merito di una modifica di legge, ma ha riconosciuto che vi era margine di manovra.

Ora, sulla base di un gruppo di lavoro interdipartimentale, il governo intende fare un primo passo per armonizzare maggiormente la LPSP con la legge sul controllo dei beni a duplice impiego (LBDI) e quella sul materiale bellico (LMB). Nella seduta odierna ha incaricato in questo senso il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), quello di giustizia e polizia (DFGP) e il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), indica un comunicato pubblicato dallo stesso Consiglio federale.

Oltre ad armonizzare l’interpretazione delle leggi, l’esecutivo intende rivedere l’ordinanza relativa alla LPSP. Nel corso del 2020, il DFAE e il DFGP sottoporranno al Consiglio federale una revisione della norma nella quale saranno definiti più precisamente i termini sostegno logistico, consulenza o formazione a personale delle forze armate o di sicurezza e gestione e manutenzione di sistemi d’arma.

Nell’ordinanza sarà introdotto un meccanismo di consultazione con il DEFR analogo a quello previsto per le ordinanze sul materiale bellico e sul controllo dei beni a duplice impiego, civile e militare. La norma stabilirà inoltre che, in caso di opinioni divergenti delle autorità o di importanti implicazioni politiche, la questione sarà sottoposta per decisione al Consiglio federale.

Il governo ha visibilmente tenuto conto anche delle decisioni di dicembre del Consiglio nazionale: ha infatti anche “dato incarico di valutare la necessità di sottoporre a revisione la LPSP”.

“L’esecutivo ritiene che la combinazione di misure a breve e medio termine sia una soluzione efficace per ottenere miglioramenti rapidi in questo settore così importante per l’export e per la politica di sicurezza”, si legge nella nota.

Intanto in novembre il Ministero pubblico della Confederazione ha archiviato la denuncia del DFAE contro Pilatus. Secondo il dipartimento di Ignazio Cassis, l’impresa nidvaldese avrebbe violato la LPSP perché non aveva annunciato allo stesso DFAE i servizi – tra l’altro manutenzione di addestratori militari PC-21 e sostegno tecnico – che forniva all’Arabia saudita. Nell’ambito del procedimento, il costruttore aereo ha ricordato che la Segreteria di stato dell’economia (SECO) nel settembre 2016 aveva prolungato l’autorizzazione di esportare prodotti. SECO e DFAE erano perfettamente al corrente della situazione, argomentava Pilatus, secondo cui non si poteva quindi parlare di una violazione dell’obbligo di annuncio.

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