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CF: ridurre e rendere più flessibili canoni d’acqua

Il Consiglio federale ha posto in consultazione una revisione della legge sulle forze idriche, proponendo la riduzione del canone massimo annuo. KEYSTONE/GIAN EHRENZELLER sda-ats

(Keystone-ATS) I gestori di centrali idroelettriche, al momento in difficoltà a causa del basso prezzo della corrente, possono tirare un sospiro di sollievo.

Il Consiglio federale ha posto oggi in consultazione fino ad ottobre, una revisione transitoria della legge sulle forze idriche in cui propone la riduzione del canone massimo annuo, per il periodo 2020-2022, dagli attuali 110 franchi per chilowatt lordo (KWl) a 80 franchi. Cantoni, tra cui Ticino e Grigioni in particolare, e Comuni dovrebbero incassare 150 milioni di franchi l’anno in meno.

A partire dal 2023 il regime transitorio verrà sostituito da un modello flessibile, con un’aliquota massima del canone annuo composta da una parte fissa e da una parte variabile, dipendente dal prezzo di mercato.

Nel presentare gli aspetti chiave delle modifiche proposte, la consigliera federale Doris Leuthard non ha nascosto che il progetto è un esercizio di equilibrismo tra le esigenze dei Cantoni e dei Comuni, per molti dei quali le entrate derivanti dai canoni d’acqua sono importantissime, e la necessità di garantire la sopravvivenza a lungo termine delle centrali idroelettriche, specie quelle che si trovano in difficoltà. Dopotutto, la strategia energetica 2050 prevede la promozione delle energie rinnovabili e un sostegno particolare all’idroelettrico.

La riduzione del canone massimo annuo toccherà soprattutto un pugno di Cantoni, quelli di montagna in particolare come il Ticino, i Grigioni, Uri, Vallese, ma anche Berna e Argovia. Attualmente, dei 556, 6 milioni che fruttano i canoni d’acqua all’anno, il Ticino ne incassa 55,1, i Grigioni 124, il Vallese 164, Uri 26, Berna 45 e Argovia 49.

La presidente della Confederazione ha ricordato inoltre che i 110 franchi per chilowatt lordo rappresentano l’aliquota massima consentita dal legislatore. Soltanto Berna, Giura, Zugo e Vaud riscuotono un’aliquota inferiore. Con la riduzione dell’aliquota massima a 80 franchi per chilowatt lordo, “si ritorna alla situazione del 2011”, ha ricordato la ministra democristiana. In soldoni, significano 150 milioni (400 globali circa) in meno per Cantoni e Comuni all’anno fino al 2022.

I prezzi della corrente per i consumatori, ha dichiarato la consigliera federale su sollecitazione dei media, dovrebbero stabilizzarsi o addirittura scendere, anche se per il momento è troppo presto per fornire delle cifre.

Doris Leuthard ha ancora ricordato che la decisione del Consiglio federale non è l’unico elemento che entra in gioco a favore delle centrali idroelettriche. A partire dal 2018, la rivista legge sull’energia approvata dal popolo prevede di accordare, per un periodo di cinque anni, un premio di mercato pari a 120 milioni alle centrali elettriche esistenti che non possono vendere la propria energia elettrica sul mercato a prezzi che coprano i costi. La legge prevede inoltre la possibilità di concedere contributi d’investimento per nuove costruzioni (con un’esenzione dal canone per dieci anni), ampliamenti o rinnovamenti considerevoli di grandi centrali idroelettriche.

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