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Chiesa, presidente UDC: “i ticinesi sono costruttori di ponti”

Il nuovo presidente dell'UDC Marco Chiesa con il suo predecessore Albert Roesti KEYSTONE/ENNIO LEANZA sda-ats

(Keystone-ATS) La grande sfida che dovrà affrontare Marco Chiesa, eletto ieri alla presidenza dell’UDC, sarà quella di far coabitare le diverse sensibilità che esistono all’interno del partito.

“I ticinesi sono sempre stati costruttori di ponti”, ha affermato il consigliere agli Stati in un’intervista pubblica da Le Matin Dimanche. “Ogni anno, migliaia di giovani lasciano il mio cantone e stringono stretti legami con il resto del paese. Siamo spesso umili, comprensivi e di mentalità aperta”, ha detto Chiesa aggiungendo che dispone già di un vantaggio visto sua moglie è per metà svizzero-tedesca e lui stesso ha vissuto in Romandia.

Il “senatore” ticinese ha confessato al giornale che non si sarebbe mai immaginato di diventare un giorno presidente dell’UDC. “Sono venuti a cercarmi. Come membro della direzione del partito, ero uno dei favoriti. Il mio lavoro e il mio impegno sono apprezzati”. Inoltre aver conquistato il seggio agli Stati gli ha “conferito l’immagine del vincitore”. Tanto più – ha aggiunto – che essere UDC in Ticino non è facile, “bisogna riuscire a lavorare con il movimento della Lega”.

Per riuscire a riunire gli esponenti UDC che rimangono fedeli a Christopf Blocher e quelli che invece ritengono necessario staccarsi dal tribuno zurighese, il ticinese conta sul suo “spirito federatore” e sul fatto che “va d’accordo con entrambe le tendenze”.

Chiesa non teme di essere accusato, come il suo predecessore Albert Rösti, di essere troppo gentile. “Sono sulla linea dura del partito. Quando si tratta di discutere, non sono il tipo di persona che incassa colpi senza reagire. So come difendere ciò in cui credo. Ma resto sempre rispettoso dei miei avversari”, ha detto al domenicale romando.

Voglio essere chiaro”, ha aggiunto: “voto in modo completamente indipendente e seguo la linea del partito al 99%. Ma quando si tratta di seguire il mio cuore o di sostenere il mio cantone – ad esempio in materia di energia idroelettrica – non esito a farlo”.

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