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Cile: proteste, tra le vittime anche un bambino

I violenti scontri in Plaza Italia, a Santiago, hanno provocato anche la morte di un bambino. KEYSTONE/EPA EFE/ALBERTO VALDES sda-ats

(Keystone-ATS) Un bambino morto dopo essere stato investito, 54 saccheggi, nuovi attacchi a caserme della polizia e blocchi stradali: è questo il bilancio ufficiale delle ultime ore di proteste sociali che stanno colpendo il Cile dallo scorso 18 ottobre.

Secondo quanto riportato dal quotidiano La Estrella de Arica, il bambino è rimasto ucciso mentre camminava con suo padre, anch’egli investito, sull’Autostrada 5 Nord, bloccata con pneumatici. Informazioni preliminari indicano che il conducente di un furgone li avrebbe investiti cercando di evitare le gomme sulla strada e a causa della scarsa visibilità.

Nelle ultime ore sono stati segnalati 10 incendi (tre nella Regione metropolitana di Santiago), che hanno colpito un centro commerciale, un veicolo e un autobus del trasporto pubblico. Nel resto delle regioni, sono stati segnalati incidenti che hanno coinvolto una stazione di servizio (nella città di Arica), un camion con prodotti chimici (a Copiapó), un’auto (Valparaíso), un’ambulanza (Los Andes), una struttura dell’ospedale di Coquimbo, e alcuni locali commerciali (Linares).

Inoltre, secondo un rapporto del Sottosegretario agli Interni del Cile, ci sono stati “54 saccheggi in tutto il paese che hanno interessato principalmente stazioni di servizio, negozi e centri commerciali nelle regioni di Tarapacá, Antofagasta, Coquimbo, Valparaíso, Biobío e la Regione metropolitana di Santiago” .

Questa notte sono proseguiti gli attacchi alle stazioni di polizia del Paese, e il generale dei carabinieri cileni Enrique Bassaletti ha riferito che “200 agenti di polizia sono rimasti feriti”, mentre i detenuti sono stati 767 e i civili feriti 21.

Il governo cileno ha attribuito le violenze che si sono intensificate nei giorni scorsi a “gruppi di ultrà violenti legati al traffico di droga e alla delinquenza”. “Gli atti di violenza sono diminuiti, ma (sebbene) siano meno, sono molto violenti”, ha dichiarato la ministra portavoce Karla Rubilar.

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