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Clima: Francia, Germania e GB chiedono a Ue ridurre emissioni CO2 30%

(Keystone-ATS) BRUXELLES – Francia, Germania e Gran Bretagna chiedono all’Europa di portare il tasso di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2020 dal 20% al 30%. La richiesta, che giunge a sorpresa, e’ stata lanciata con un articolo a tre mani dai ministri dell’ambiente francese e tedesco, Jean-Louis Borloo e Norbert Rottgen, e dal sottosegretario inglese al cambiamento climatico Chris Huhne, pubblicato oggi sul “Financial Times”.
“Una riduzione del 30% dei livelli del 1990 entro il 2020 rappresenterebbe un incentivo reale per l’innovazione e l’azione in un contesto internazionale”, scrivono i tre ministri.
“Il tasso attuale del 20% di riduzione sembra essere ora insufficiente per guidare la transizione verso un’economia a basso contenuto di carbonio”, spiegano i tre ministri, ricordando che la recessione economica da sola ha gia’ contribuito ad un calo delle emissioni dell’11% rispetto al periodo pre-crisi. “A parziale risultato, il prezzo del carbone e’ troppo basso per stimolare investimenti significativi in posti di lavoro e tecnologie verdi”.
Secondo Borloo, Rottgen e Huhne, se l’Europa sta ferma al 20% “perdera’ molto probabilmente la corsa per competere con Paesi come Cina, Giappone o Usa, che stanno puntando a creare un ambiente piu’ attraente” per questo tipo di investimenti. Ricordando che i costi per passare al 30% di riduzione di CO2 sono ora stimati in solo 11 milioni di euro in piu’ rispetto a quelli originali stimati per l’obiettivo del 20%, i tre ministri sottolineano che rinviare l’azione avrebbe ben piu’ alti costi.
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, per ogni anno di rinvio degli investimenti in tecnologie a basso tenore di carbonio – ricordano – costa da 300 a 400 milioni di euro a livello globale.
La richiesta dei tre ministri e’ destinata a fare discutere a livello europeo: gli stati membri sono infatti divisi sull’opportunita’ di alzare l’obiettivo di riduzione di CO2 in modo unilaterale, senza sforzi comparabili da parte degli altri grandi partner internazionali. Tra i contrari, l’Italia e la Polonia.

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