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CN: doppie imposizioni; chiarire dubbi su accordo italo-svizzero

La mozione di Marco Romano è stata accolta dal Nazionale. Ora deve passare al vaglio degli Stati KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Il Consiglio federale deve adoperarsi per chiarire i dubbi inerenti all’interpretazione e all’applicazione della Convenzione italo-svizzera contro le doppie imposizioni del 1976.

È quanto chiede una mozione di Marco Romano (PPD/TI), accolta oggi con 121 voti contro 64 dal Consiglio nazionale, dopo che da parte italiana si è tentato di assoggettare tutti i redditi ottenuti dalle banche elvetiche sul territorio della vicina Penisola.

Il testo del parlamentare ticinese era stato depositato un anno fa, quando l’Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza italiane avevano inviato a numerose banche svizzere due questionari, attraverso i quali si chiedevano una serie di informazioni sui redditi di capitale prodotti da questi istituti in Italia, le modalità di gestione della clientela, i dati anagrafici dei consulenti bancari operativi nella vicina Penisola, i bilanci di esercizio, ecc.

Secondo Romano, le richieste da parte italiana circa le attività finanziarie svolte negli ultimi anni dagli istituti di credito elvetici sono contrarie alla convenzione contro le doppie imposizioni. “L’interpretazione del fisco italiano sta mettendo in difficoltà le banche elvetiche e si scontra con la giurisprudenza della Corte di cassazione che ha ritenuto che le società estere senza stabile organizzazione in Italia potessero essere escluse da un’imposizione”.

Il Consiglio federale, per bocca del ministro delle finanze Ueli Maurer, si è detto d’accordo di intervenire. La Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) è già in contatto con il settore bancario elvetico e le autorità italiane per chiarire alcuni aspetti riguardanti i questionari inviati dal fisco italiano alle banche svizzere.

La sinistra si è opposta invano alla mozione del ticinese. Secondo Prisca Birrer-Heimo (PS/LU), il Consiglio federale si è già attivato nella direzione voluta da Romano ed è quindi inutile accogliere il testo. Ma la maggioranza della Camera del popolo è stata di parere opposto ed ha approvato la mozione.

Gli Stati devono ancora pronunciarsi.

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